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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

In questa sezione sono riportati articoli scritti tra il 2012 e il 2014, quando l'ACC collaborava allegramente con LA TAMPA

ARRIVA IL COMPUTER CHE RICONOSCE I PENSIERI


Alcuni ricercatori dell’Università di Pisa hanno messo a punto nuove metodologie di analisi dell'attività dei neuroni, che porterebbero addirittura a 'leggere' nella mente delle persone.


L’obiettivo della ricerca era mettere a punto sofisticate interfacce cervello-computer, che permettano ai disabili di comandare alcuni dispositivi, con la sola forza della mente.


“Solo 5 anni fa era fantascienza” osserva il coordinatore della ricerca “ma oggi il computer distingue al 90% «l'alfabeto» utilizzato dalle diverse aree del cervello, preposte al pensiero”.


Tutto questo è molto affascinante, ma, a pensarci bene, anche un tantino inquietante.


Eravamo convinti che il pensiero fosse impenetrabile, pronti a dare del truffatore a chi si spacciava capace di leggerlo. E d’altra parte è sempre stato un sollievo esprimere, almeno nel segreto confessionale della mente, anche i nostri sentimenti peggiori: poter insultare il capoufficio, mandare a stendere la suocera, dare della grassona alla portinaia e, nel promettere eterno amore a una ragazza sperando di portarsela a letto, pensare già alle scuse per scaricarla il giorno dopo.


Invece ecco il colpo basso: esiste la concreta possibilità che un computer possa carpire i segreti delle nostre anime.


Questa scoperta, se pure destinata, come dicono i ricercatori, ad aiutare le persone con grave disabilità ad essere più autonome, apre scenari fino a ieri impensabili.


La prima cosa che ci viene in mente è che dovremo imparare a controllare i pensieri.


Voi credete che sia facile? Vi metto subito alla prova. Se io dico “Non pensate ad un maiale blu!” qual è la vostra prima reazione? Non c’è santo: pensate immediatamente ad un maiale blu.


Non a un maiale rosa o verde a pois neri, ma proprio a un porcello di un bel colore carta da zucchero. Perché il nostro cervello funziona così: più ti sforzi di non pensare ad una cosa e più ti torna in mente, fino all’ossessione.


Un mio amico mi raccontò una volta di aver conosciuto una ragazza, bella, bionda, alta, con un corpo da sballo. Ma aveva un piccolo difetto: non proprio baffetti, ma, come dire, un’accentuata peluria bionda sul labbro superiore.


“È più forte di me” diceva il mio amico “Mi ricorda il ritratto di Giuseppe Garibaldi”. E, con tutto il rispetto per l’eroe dei due mondi, Garibaldi non era esattamente il suo tipo.


L’aveva invitata alcune volte a cena e poi al cinema e lei sembrava disponibile. Ma lui non riusciva a combinare niente perché, pur sforzandosi di non pensarci, anche al buio, nell’ultima fila di poltrone del cinema, ogni volta che si avvicinava per baciarla, gli veniva in mente la faccia di Garibaldi.


Questo è solo un esempio tra i tanti, per spiegare quanto sia difficile controllare l’attività cerebrale.


Supponiamo per un momento che questo tipo di computer si perfezioni e si diffonda; che, dopo un periodo di collaudo, di utilizzo esclusivo da parte dei disabili, venga prodotto in serie, a prezzi accessibili, com’è stato per tante diavolerie tecnologiche moderne.


Sarebbe una catastrofe. Chiunque lo possegga potrebbe puntarlo alla nostra testa e captare, nere su schermo bianco, tutte le cazzate che pensiamo.


I tribunali sarebbero subissati di denunce per insulti, per stalking, per turpiloquio e bestemmia in luoghi pubblici. Sarebbe il disordine sociale, la guerra civile.


Perché così è la razza umana, perché anche le persone più oneste, più trasparenti e buone, anche Don Ciotti e Gandhi e Maria Teresa di Calcutta, ci scommetterei, sono stati visitati almeno una volta da qualche pensiero cattivello.


L’ unica salvezza, dunque, sarà imparare a controllare il pensiero, continuamente e in ogni luogo in cui siano presenti altre persone, dotate di quel diabolico marchingegno.


Possiamo immaginare che sarebbero organizzati appositi corsi, nelle scuole, nelle Università, al Cepu. Corsi tipo Controllo del Pensiero Involontario I e II, Come disattivare l’area di generazione degli insulti, Autodisciplina del Turpiloquio Mentale, Metodi e tecniche per la purificazione dei pensieri impuri, corsi nei quali il docente, seduto al computer lettore di pensiero, controllerà i pensieri degli alunni.


Quando dirà: “Ora basta pensieri! Il primo che pensa ancora a qualcosa avrà dieci esercizi in più per la prossima volta!” tutti gli alunni si sforzeranno di fare tabula rasa nella propria testa, che è una cosa, abbiamo detto, difficilissima.


Comunque, non invidierei mai quei poveri docenti, soprattutto se donne giovani e belle: sullo schermo leggeranno, confusi e mezzo cancellati, i pensieri di decine di studenti che si stanno esercitando nell’autocensura cerebrale.


“Azz... che gran pezz cioè no! che brava e simpatica insegnante... mii che gnoc, ops scusi... quattro terzi pigreco... diviso due... du balle così... ma quando finisce sto strazio?” e così per tutta la durata della lezione.


Gli unici a non avere problemi sarebbero coloro che già oggi parlano senza pensare.


Uomini e donne dall’ apparente conformità alla specie Sapiens, che però dicono ogni stupidaggine che passa loro per la testa, senza preoccuparsi delle conseguenze.


Uomini e donne oggi criticati aspramente, perché avrebbero il compito di prendere decisioni importanti per il Paese e invece si fanno gli affari loro, dormono quando c’è da pensare e fanno casino quando farebbero meglio a dormire, ma che domani saranno perfetti per l’era del pensiero trasparente.


Strano, mi sembra quasi di captare qualcosa... State pensando anche voi alle stesse persone?

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Stefania Marello (MAGGIO 2013)

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AMRICORD: questo articolo è stato scritto tra il 2012 e il 2014, quando l'ACC (Accademia dei Cinque Cereali) collaborava allegramente con LA TAMPA

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