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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

In questa sezione sono riportati articoli scritti tra il 2012 e il 2014, quando l'ACC collaborava allegramente con LA TAMPA

IL SANTO DEL GIORNO: ITALO


Riproponiamo, in versione completa, un brano “lost in transalation” apparso

sul numero 2382 del 2 gennaio 2014 (non importa se è un altro giorno)

Martire quasi sconosciuto, forse ancor più di Sant’Ignoto da Chialé

e di Sant’Omino Anonimus

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Fonti apocrife affermano sia vissuto nell’Italia centrale, e sia stato vittima delle persecuzioni contro i cristiani ai tempi di Diocleziano.


Secondo altre fonti storiche, ritenute più attendibili, per sfuggire alle persecuzioni religiose potrebbe essere emigrato nel Nordovest italico, dove presto divenne Re e capostipite della stirpe degli Itali.


Gli Itali erano un popolo pacifico, di agricoltori e allevatori, della “Piana Pedemontis”, un territorio compreso tra Augusta Taurinorum (l’attuale Torino), la Rocca di Verrua, e il guado della Dora Baltea. A testimonianza dell’evento, gli esperti citano alcuni dipinti scoperti e conservati nella “Torraccia”, detta attualmente “Torrazza”, un’antica costruzione tardo-romanica che sovrasta quel territorio.


Le leggende e la storiografia concordano nell’indicare Re Italo come sovrano buono e generoso, e ne lodano la saggezza nel promulgare le leggi, e nell’amministrare il territorio sotto il suo dominio.


Fu reggente, ma uomo sobrio e morigerato, dotato di infinita pazienza e tolleranza, ma ebbe scarso amore per il lavoro: il suo motto era “Labora, sed non ora”. E aveva un’inveterata passione per le bevande derivate dalla vite, pianta sacra già presso i romani. Un affresco del pittore rinascimentale Beato Stordito Angelico lo ritrae con un cilicio in una mano e un bicchiere nell’altra, nell’atto di bere e fingere di fustigarsi.


Sono stati rinvenuti manoscritti, attribuibili a Eufurbone da Rondissone, che riferiscono l’assalto al suo reame da parte delle milizie dei Prodi. Costoro erano barbari guerrieri sinistri, adoratori dei falsi dei e mangiatori di bambini, che lo depredarono dei suoi averi, bruciarono le sue proprietà, uccisero barbaramente le sue mogli e i suoi figli, e anche i suoi servi, i suoi cavalli e i suoi cani. Fu torturato a lungo: lo legarono a un palo, gli spruzzarono sul volto bucce fresche di mandarino, intanto che la marmaglia cantava a squarciagola “Pulchra ave, Pulchra ave, Pulchra ave ave ave ave” (dal latino, Pulchra = Bella, Ave = Ciao), un canto blasfemo dell’epoca Tarocca.


Ma Italo non abiurò il suo credo, rifiutò di convertirsi alla religione sinistrica, e per questo venne trucidato senza pietà. Vero martire.


Da lui Aristotele fece derivare il nome Italia.


Deh, lettore, ritieniti onorato da cotanti nobili natali.


In seguito, Italo e Italia sono diventati nomi patriottici, e hanno avuto alterne fortune, a seconda dei periodi storici attraversati dalla nostra martoriata Nazione.


Si sono gloriati di questo nobile no- me gli scrittori Italo Svevo e Italo Calvino, e l’aviatore Italo Balbo.


E lo sfoggia con orgoglio Italo Miglio, Professore Chiarissimo del Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino. E gli storiografi moderni sono indecisi, se giudicare favorevolmente o negativamente l’abbinamento tra il suo nome e un mezzo di trasporto su rotaie definito lussuoso: la modernità mal si abbina alla santità.


Il culto del Santo è molto diffuso nel Basso Canavese, in virtù dei numerosi miracoli a lui attribuiti. Si crede sia stato Sant’Italo, per esempio, a trasformare tutto il vino in acqua, durante un pranzo di nozze al ristorante Regina di Murisengo. Riferendosi all’episodio, i cronisti scrissero molti articoli, sbalorditi dal fatto che la miracolosa trasformazione evitò ai commensali, nel viaggio di ritorno, le multe, i sequestri dell’auto, e le denunce, a causa del superamento del tasso alcolico consentito.


Si tramanda inoltre la credenza che questo sant’uomo abbia ammansito infinite generazioni di ratti campagnoli, e che sia addirittura riuscito - ma qui si sconfina nella leggenda - a guarire un bambino Rom, malato di cleptomania per imposizione etnica e generatoriale.


In qualità di Santo protettore dello scrivere corretto, dell’ortografia, e della punteggiatura, Sant’ Italo dovrebbe essere invocato dagli scolari italiani, quando devono svolgere i temi. Una speranza vana.


Si ritiene sia anche utile invocarlo nelle manovre per parcheggiare l’auto. Le donne, che sovente sono notoriamente imbranate alla guida, hanno inventato una preghierina-formula, da ripetersi tra un colpo di frizione e uno di acceleratore: “Sant’Italo, signore del motore, aiutami a parcheggiare senza errore”.


Il Santo viene festeggiato il 19 agosto, anniversario della sconfitta dei Prodi nella famosa battaglia di Castelrufus, l’attuale Castelrosso.


Pare che nelle lande ormai desolate, dove un tempo sorgeva un superbo reame, esista un suo oscuro discendente, esperto in sublimato di cazzeggio...

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Stefania Marello e Italo Lovrecich (GENNAIO 2014)

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AMRICORD: questo articolo è stato scritto tra il 2012 e il 2014, quando l'ACC (Accademia dei Cinque Cereali) collaborava allegramente con LA TAMPA

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