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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

LA GIORNATA NAZIONALE DEI CALZINI SPAIATI


Lo spirito di questa ennesima giornata nazionale è richiamare l'attenzione su un fenomeno a lungo studiato da fisici e ingegneri di tutto il mondo, un fenomeno ineluttabile che comporta danni economici non indifferenti: solo in Italia ogni anno scompaiono fino a 3,5x10 alla settima calzini; al confronto, il numero di prigionieri politici scomparsi nei Gulag russi ai tempi di Stalin è risibile. Senza tener conto dei danni morali, dello stress subito dalle famiglie, delle liti per l'attribuzione delle responsabilità, e dei ritardi sul lavoro dovuti alle lunghe ricerche in tutta casa per reperire due calzini uguali. Un fenomeno complesso e denso di mistero almeno quanto le scie chimiche, il triangolo delle Bermuda e l'arresto di Matteo Messina Denaro.


Secondo gli storici, l'uso dei calzini è antico: probabilmente risale alle prime invasioni barbariche nei territori dell'Impero Romano. Infatti, nel clima mite della fascia mediterranea dove fiorirono le prime grandi civiltà, l'esigenza di tenere i piedi al caldo non era avvertita: si indossavano semplicemente sandali e calzari in ogni stagione.


Invece, le popolazioni barbare che abitavano nel Nord Europa dovevano ingegnarsi a proteggere dal freddo le loro estremità, dapprima con mezzi di fortuna come foglie e pelli di animale, e in seguito con il vello delle pecore cardato e filato. Così ebbero origine i primi ruvidi calzini.


Da allora calze e calzini divennero un capo d'abbigliamento irrinunciabile.


Oggi i calzini vengono prodotti industrialmente nei calzifici, con grande varietà di tessuti, colori e lunghezze. Dalla fabbrica escono a coppie, unite da una piccola cucitura e da una etichetta adesiva, e così giungono nei punti di vendita e nelle nostre abitazioni.


Tutto fila liscio (se il calzino non è ruvido) quando si indossano la prima volta. Purtroppo, il calzino ha la caratteristica di trasformarsi in bomba batteriologica dopo poche ore di utilizzo, e di produrre esalazioni mortifere: non basta, come alcuni si ostinano a fare, stenderli ad asciugare sul termosifone, anzi, è decisamente sconsigliato a chi non vive da solo. Perciò i calzini vengono gettati ogni sera nel cesto della biancheria sporca, o direttamente nel cestello della lavatrice, dove le coppie, motu proprio, già durante la notte tendono a separarsi e a mescolarsi con il resto dei panni sporchi. Ma il fatto più straordinario è che, dopo il lavaggio in lavatrice, i calzini non sono più appaiabili.


Questo fenomeno è chiamato il Mistero della trinità del pedalino, perché al mattino, così su due piedi, al posto di due calzini se ne possono trovare tre o uno o anche nessuno.


Il fenomeno è descritto in Matematica dal Teorema della Perdita della Parità in un Sistema Chiuso. Questo teorema afferma che:


i calzini sporchi che entrano in numero pari in un sistema chiuso di lavaggio ne escono in due modalità fisico-numeriche:

  • Puliti, ma in numero dispari
  • Puliti e in numero pari, ma di essi almeno due sono fra loro incongruenti, per colore o lunghezza o composizione


Questo teorema si applica anche ad altre coppie di oggetti comuni, come orecchini, guanti, ecc., ma non con la frequenza allarmante dei calzini. Che cosa succede, quindi, ai calzini che scompaiono ogni anno?


Alcuni finiscono in luoghi dotati di varchi temporali su mondi paralleli: ogni abitazione ne ha almeno uno, come il retro della lavatrice, lo scaffale dei detergenti sotto il lavello, il cesto porta giocattoli del figlio piccolo. Sono luoghi ai confini della realtà, dove gli oggetti entrano e a volte spariscono per giorni e mesi, per ricomparire magari nel cassetto delle tovaglie.


Altri vengono divorati dai meccanismi della lavatrice, che in seguito li restituisce nel filtro in forma di bioccoli di lanugine, insieme al calcare e altre schifezze. Un discreto numero finisce nella cuccia del cane o del gatto di casa, che se ne trastullano a lungo, prima di abbandonarli sotto il letto, nel vaso dei gerani sul balcone, o in qualche angolo oscuro e polveroso dello sgabuzzino.


In mancanza dell'asciugatrice, molti calzini si perdono nell'aere, dopo essere stati pinzati con poca cura durante l'operazione di stesura del bucato. In tal caso il vento li porta lontano, e sovente finiscono schiacciati dalle auto, appesi ai fili del tram o ai rami degli alberi, dove soffrono a lungo i raggi del sole rovente o il gelo invernale.


Come si è detto, si tratta di un problema che ancora non ha trovato soluzione. Forse, è nella natura stessa del calzino ricercare la solitudine e l'ascetismo dei santoni indiani, oppure desiderare l'indipendenza dal partner che non sopporta, per innamorarsi di un compagno diverso e complementare (magari anche solo per il colore) e di volerlo amare e onorare in bucato o in porcheria.

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Stefania Marello – ACC

Articolo perduto e ritrovato nella memoria Rum (Rumenta memory) della nonna.

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Calzini presumibilmente in uso presso i Vichinghi

decorati con antichi simboli di fertilità

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