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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

TURPEDONE


(Parole strambe a cura dell'Accademia dei Cinque Cereali)

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Sign: Mezzo pubblico di grandi dimensioni che trasporta prevalentemente giovani studenti dall'idioma colorito tendente al volgare, con ripetuti ricorsi alle parolacce e alle imprecazioni.


Etimo: in questa parola confluiscono l'aggettivo turpe [dal latino turpis], cioè moralmente vergognoso, e il sostantivo torpedone [dallo spagnolo torpedo] grosso autoveicolo destinato al trasporto collettivo.


L'origine della parola risale agli anni sessanta. Con una sola variazione vocalica il vecchio torpedone - cioè un pullman dalla struttura aperta, utilizzato in passato per il trasporto dei turisti in visita alle città - diventò il turpedone, cioè un autobus urbano che, nelle ore di entrata e uscita delle scuole, trasportava soprattutto studenti.


In quei decenni, a seguito del boom demografico e di un maggior benessere economico delle famiglie che favorì la scolarizzazione, estendendola alle scuole superiori e all'Università, c'era un elevato numero di studenti in circolazione. Il turpedone era il loro mezzo di elezione per andare e tornare da scuola. Questi mezzi si distinguevano per l'affollamento e il casino, gli schiamazzi ad alto volume, in cui prevaleva un linguaggio sboccato, ricco di espressioni triviali, o comunque contrarie alla decenza. Chiunque vi salisse (fortunato chi riusciva, data la ressa) si trovava a dover viaggiare in piedi, pigiato contro le porte, e costretto ad ascoltare il vociare dei ragazzi. Oggi è difficile da credere, ma quando non c'erano i dispositivi portatili i ragazzi in ingresso o in uscita dalle scuole parlavano fra loro! Il tono di voce, già alto lungo la strada e alle fermate, si alzava ulteriormente nello spazio limitato del mezzo. Si distinguevano le voci baritonali dei giovani maschi in fasi diverse di cambiamenti ormonali, dalle voci più acute e argentine delle ragazze, in preda anch'esse degli ormoni dello sviluppo, ma di tipo più gentile. Volendo fare paragoni con il regno animale, gli uni ricordavano il ragliare degli asini e le altre lo starnazzare delle giovani oche. Il linguaggio era particolarmente vivace e triviale, con continui riferimenti a parti anatomiche maschili e femminili normalmente coperte, declinati in modi fantasiosi, e connessi con verbi spesso legati all'attività sessuale. I genitori e gli insegnanti di quell'epoca erano severi e bacchettoni: espressioni (che oggi sembrano da educande) del tipo "Che cos'è questo casino", oppure "Non ho capito un cavolo" erano mal tollerate. Figuriamoci se in loro presenza avessero sostituito 'cavolo' con l'altra parola con la doppia zeta! Sarebbero arrivate note sul diario, e a casa sarebbero volati ceffoni.


Così restava il tragitto casa-scuola per dare libero sfogo all'esuberanza giovanile, sfoggiando le proprie parolacce preferite, e ostentando disinibizione e audacia all'interno del gruppo. Ad ogni fermata alcuni scendevano, ma altri ne salivano, e il turpiloquio ricominciava, intervallato da sonore risate.


Oggi il turpedone è stato sostituito dal clickbus, un mezzo pubblico piuttosto silenzioso, dove ogni studente clicca freneticamente sullo schermo del proprio smartphone, indossando gli auricolari, completamente avulso dal mondo. E mentre digita forsennatamente non si sa che cosa né a chi, è difficile capire se sta ascoltando la lezione registrata di inglese, un pezzo musicale del suo gruppo preferito o se guarda un video porno scaricato da un sito pirata.

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Dottoressa Stephanie Hop-là - ACC

C'era una volta il turpedone

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Giovane studentessa sul Clickbus

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