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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

LA STAMPELLA PRESENTA

LA SCOMPARSA DELL’ETERESESSUALE

DIETRO LE QUINTE

PREMI OSCAR(SI)

LA MOSCA COCCHIERA IN PILLOLE

L’ARTE DEL FRULLABIMBO


Ci siamo fatti una domanda, e abbiamo provato a darci una risposta.


Si tratta di un quesito che assilla da parecchi anni i membri dell’Accademia dei Cinque Cereali.


Perché quando, dopo cena, si fa visita ad amici che hanno un bimbo piccolo, diciamo tra i quattro e i dodici mesi di età, finisce sempre che questi lo sballottino in alto e in basso, a destra e a sinistra, finché il bimbo non vomita addosso a uno degli ospiti?


Solitamente, dopo l’allattamento serale al neonato, inizia il consueto rito dello sballottamento: il pargolo passa di mano in mano dai genitori agli ospiti, sempre più rapidamente. Tutti cercano di liberarsene prima che accada qualcosa di poco piacevole, esattamente come per il gioco della patata bollente, che molti hanno praticato quando frequentavano le scuole dell’infanzia.


I più temerari agitano il bebè anche per venti o trenta secondi (un’eternità, se commisurata al rischio) e lo sbolognano all’ospite attiguo.


Il giochino prosegue finché il neonato vomita addosso al malcapitato di turno, sporcandogli l’abito ritirato dalla lavanderia il pomeriggio stesso.


Pare trattarsi di prassi ormai consolidata negli usi e costumi neo-genitoriali, alla quale gli ospiti non possono sottrarsi, esattamente come accade per le attività di gruppo organizzate dagli animatori nei resort per le vacanze. A nulla serve tentare di evitare di partecipare recandosi di corsa in bagno simulando attacchi di colite o improvvisa dissenteria.


Se l’epilogo di questa atroce pratica è risaputo, perchè i genitori non tengono il proprio figlioletto vicino, invece di rifilarlo agli amici?


Abbiamo chiesto un parere a Nonna Abeffarda, la maggiore esperta dell’Accademia dei Cinque Cereali su questi argomenti, in quanto mamma e nonna:


Oh, certo che conosco quel rito! Si chiama Frullabimbo. Consiste nel dare al piccino una frullatina agli organi interni.


Poiché, come chiunque si sia occupato di bambini sa, la valvolina che chiude lo stomaco è ancora debole e il bimbo si nutre solo di alimenti liquidi, è facile che durante questo gioco parte del contenuto dello stomaco esca, a getto, stile Esorcista.


Tra gli adulti pirla presenti vince quello che riesce a far ridere il bambino e poi passarlo subito al vicino, prima che possa vomitargli addosso. Il bambino ride perché sa benissimo che cosa sta per fare.


Mi sono sempre chiesta perché molte persone amino questo gioco. Forse perché sono state a loro volta frullate nell'infanzia? Forse li anima un inconscio desiderio di vendetta? Mah.


Il nostro amico Franco Cannavò, che ci osserva da un’altra dimensione, sensibile all’argomento, ci ha fatto pervenire una a-mail (astral-mail) su questo dibattito:


Il fenomeno del "rigurgito" ha ucciso tantissimi bambini nelle loro culle, soffocati dal loro stesso vomito. Lo si previene causandoglielo con la manipolazione.


Da questa pratica, la coppia che gestisce il pargolo, dovrebbe essere conscia del fatto che gli ospiti dovrebbero essere esentati.


È come se si costringessero gli invitati a lavare i piatti e dare una pulitina al pavimento della cucina, subito dopo il pasto.


In persone particolarmente sensibili può inoltre causare un senso di nausea e il vomito per emulazione o empatia gastrica, un qualcosa di paragonabile al contagio da "sbadiglite".

BOTTE E RISPOSTE

PAZZA NOTTE BIANCA

STORYCETTE DELLA NONNA: FRITTO MISTO “ALLA PIEMONTESE”



La frittura è un sistema di cottura molto antico: sicuramente è stato inventato secoli prima del colesterolo, dei trigliceridi e dell’infarto miocardico. Sembra siano stati gli egizi i primi ad utilizzarlo, facendo cuocere focaccine dolci nel grasso animale bollente. Questa tecnica si diffuse nelle altre terre lungo il Mediterraneo, compresa l’Italia, dove le regioni bagnate dal mare si specializzarono soprattutto nella frittura del pesce fresco.


In Piemonte invece, dove il mare non c’è, e la dura vita contadina non lasciava il tempo per praticare la pesca in acque dolci, inventarono la “Fricassà mëscià”. Si tratta di un piatto di antica tradizione popolare, risalente a quando gli animali domestici venivano macellati in casa, e di essi non si buttava nulla, nemmeno le frattaglie. Alle carni venivano aggiunte alcune verdure di stagione e, per accontentare i più piccoli, pezzi di frutta e dolcetti tradizionali. Si impanava il tutto nella farina di semola e si friggeva nell’olio.


Col passare del tempo questo piatto diventò una specialità, che oggi ritroviamo nel menù dei ristoranti stellati come “Fritto misto alla Piemontese”. Bisogna ammettere che è una definizione appropriata: non si dice forse che i piemontesi sono falsi e cortesi? Anche questa ricetta lo è: falsa perché non sai mai che cosa ti metti in bocca, credi sia petto di gallina invece sono testicoli di gallo, e quando lo scopri ti senti un pollo. Cortese, perché in fondo è caldo e abbondante, ce n’è per tutti, e per tutti i gusti.


Il fatto che non si sappia che cosa si mangia fa parte del divertimento. I commensali si buttano sul vassoio rovistando con la forchetta tra i vari elementi: sollevano, rivoltano, alcuni annusano o chiedono al vicino di tavolata:

  • Secondo te questo cos’è?
  • Rognone? - risponde l’altro, con un’altra domanda.
  • Vale a dire?
  • Una rugna, come te, ma più grande.


E ridendo e scherzando, il pasto si trasforma in una divertente caccia al tesoro.


Talvolta, salta su il saputello della compagnia e informa che il misterioso rognone non è altro che il rene. E anche se nessuno glielo ha chiesto continua, spiegando che è l’organo che filtra il sangue e produce l’urina.


A questo punto, il tizio che sta masticando qualcosa di identità sconosciuta impallidisce e - potere della suggestione - ha l’impressione di percepire un vago sapore di pipì. Allarmato, smette di masticare, e in barba a ogni regola di galateo sputa il boccone nel piatto. Anche questo fa parte del divertimento conviviale.


Ci sono poi i maniaci del dolce, che si buttano nella mischia per scovare i loro pezzi preferiti: amaretti, fette di mela, biscotti Pavesini, semolini. Ma non è facile, poiché nel fritto misto piemontese tutto è meticolosamente mimetizzato da una generosa impanatura. Sarebbe buona regola cambiare l’olio prima di friggere i dolci. Ma a volte il cuoco non lo fa, quindi ricominciano le burle:

  • Questo amaretto sa di pollo!
  • Questa rana ha un retrogusto zuccherino.
  • Ovvio, le rane sono anfibi d’acqua dolce…


I più scontenti sono i vegani, perché le verdure sono in minoranza, e prima di trovarle si rischia di mettere in bocca - orrore! - un pezzo di bestia. Del resto, anche i vegani sono in minoranza, e se sono furbi non ordinano questo piatto.


Il vino, rigorosamente piemontese, scorre generoso dalle bottiglie ai calici, e da essi alla bocca dei commensali, per aiutarli a confondere i sapori, e a illudersi di digerire meglio l’insostenibile leggerezza del fritto.


L’unica a non essere impanata è la salsiccia, e per questo avanza quasi sempre: sembra quasi triste, poverina, perché non può partecipare al gioco di “indovinala grillo”.


Come già detto si tratta di una ricetta antica: anche i nostri bisnonni, contadini piemontesi d’altri tempi, cucinavano il fritto misto secondo l’antico precetto latino del “magnare humanum est, sed cibum buttare diabolicum”. Ogni avanzo di cibo, anche solo parzialmente commestibile, finiva tagliato a pezzi, impanato e fritto in padella. E se non c’erano avanzi, la famiglia trovava in tavola un ottimo piatto fumante di aria fritta.

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Stefania Marello - ACC



auguri-issimi

Buon 8 marzo

IL PERCHE’ DELLA SETTIMANA

BOTTE E RISPOSTE

COSÌ, A NASO, SOSTENIAMO I SOMMELIER

LA MOSCA COCCHIERA IN PILLOLE

IN PILLOLE

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Autoinganno, l’arte di mentire a se stessi. È una delle grandi trappole della mente. Ci convinciamo di una realtà falsa, inconsciamente. La menzogna è consapevolezza di non dire la verità, ma l’autoinganno è accettare una falsità senza consapevolezza. L’auto-ingannato non si rende conto che lo sta facendo, o quasi mai. L’autoinganno funzionale: menti, e cerchi di convincerti che la decisione è corretta. L’autoinganno “valore da credere” nasce dalla convinzione che ciò che costa soldi, tempo e sforzi, vale più di quello che ci è facile. Uno dei modi più sottili per ingannare te stesso è mentire agli altri per convincere te stesso: se mentire viene ripetuto più volte, la bugia diventa verità, per chi l’ha creata. Nessuno è libero dall’auto-inganno: è un fenomeno psicologico molto frequente e, fino a un certo grado, normale. Essere liberi dalle bugie di se stessi richiede una riflessione personale. Immergerti nel tuo interno, conoscere i tuoi valori, ideali, e desideri è il primo passo per proteggersi da ogni autoinganno, e dirigersi verso obiettivi che ti piacerebbe davvero raggiungere. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Conosco individui che si credono dio e sono solo sterco”.

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Grattarsi fa bene alla salute, ma con moderazione. Secondo una ricerca negli Stati Uniti grattarsi è un bisogno inderogabile in risposta allo stimolo del prurito, perché attiva la corteccia prefrontale, centro neurologico deputato al compimento degli atti compulsivi, disattivando aree cerebrali coinvolte nella percezione delle sensazioni spiacevoli. Questo meccanismo neurale sarebbe alla base del potere di spazzare via dal cervello le emozioni negative. Il prurito è causato da stimolazione dei recettori nervosi sparsi sulla cute, ed è una reazione agli stimoli esterni (prurito esogeno) o interni (prurito endogeno). E fra le cause del prurito esogeno troviamo eczemi, dermatite seborroica, psoriasi, allergie, reazioni da farmaci, orticaria, micosi, punture di insetti, eritema solare. Sono cause del prurito endogeno: prurito senile, malattie epatiche, diabete, malattie della tiroide, gravidanza, parassiti intestinali. A volte, il prurito è legato a problemi circolatori e neurologici, o a fattori psicogeni, e indica la possibile presenza di patologie. Il prurito può essere sintomo di patologie quali allergie e dermatiti, malattie del fegato e della colecisti. Il prurito è un riflesso che spiega il nostro stato di salute. Se è prolungato nel tempo rivolgetevi al medico; ma se non è così, se siete sicuri di essere in ottima forma psicofisica, grattatevi pure! Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Purtroppo, esistono operatori stipendiati che non solo si grattano, ma si ha l’impressione che abbiano l’agio di pettinarsi il vello inguinale”.

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Un bacio deve durare almeno sei secondi, per avere effetti positivi sulla coppia e sulla mente. La regola del bacio di sei secondi è un rituale che si basa su decenni di ricerche scientifiche sulle dinamiche relazionali nelle coppie, condotte dal Gottman Institute di Seattle, da John e Julie Gottman. È il tempo minimo necessario affinché il cervello rilasci ossitocina, l’ormone dell’amore, la molecola prodotta nel cervello che migliora l’umore, induce una sensazione di benessere, promuove le interazioni sociali, riduce ansia, stress e dolore. Contribuisce a rafforzare il legame tra i partner, riducendo lo stress, e aumentando la fiducia reciproca. I baci riducono il livello del cortisolo, che è prodotto dalle ghiandole surrenali: è noto come ormone dello stress. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Il bacio funziona da ragazzini, poi si passa alla sostanza”.

LE GRANDI SFIDE LETTERARIE DELLA STAMPELLA

LA STAMPELLA PRESENTA

BOTTE E RISPOSTE

L’INSOSTENIBILE RISONANZA DELL’AMORE


San Valentino è passato, portandosi via il suo carico di cuori, fiori e code fuori dai ristoranti e dai locali. Ma ho ripensato a questa celebrazione dell’amore leggendo un articolo su una singolare ricerca, condotta dal filosofo finlandese Pärttyli Rinne, con la collaborazione dell’Istituto di Neuroscienze dell’Università finlandese di Aalto: alcuni scienziati sarebbero riusciti a osservare l'amore in tutta la sua variegata e luminosa intensità, prodotta dalla “accensione” di determinati centri di attività cerebrale.


Lo scopo della ricerca era stabilire quale fosse l’amore più intenso: quello per i figli, o quello per i genitori? L’amore fraterno o quello per l’amante? L’amor cortese, o quello “ch’a nullo amato amar perdona”?


Per misurare scientificamente l’amore si è utilizzato uno strumento diagnostico altamente tecnologico: la Risonanza Magnetica Nucleare. La Risonanza Magnetica? Cioè quell’esame che noi utenti del Sistema Sanitario Nazionale prenotiamo oggi per poterlo eseguire fra circa un anno? Proprio quello. Forse in Finlandia la sanità pubblica funziona meglio che da noi, e si possono permettere di giocare con strumenti diagnostici costosissimi.


Si sono sottoposti al test 55 volontari variamente innamorati. Durante l’esame un attore leggeva prose o poesie, relative a ciascun tipo di amore. Si chiedeva ai partecipanti di concentrarsi sui sentimenti suscitati durante l’ascolto. Le immagini della parte di cervello soggetta a maggior vibrazione sono state catturate dallo strumento, e interpretate dagli specialisti.


Da questo studio sembra che l’amore che fa vibrare di più i neuroni sia quello per i figli. Una cosa credibile, dal momento che è l’unico tipo di amore che fa fare cose che ai non-genitori possono sembrare eroiche, ma anche un po’ assurde: restare svegli per notti intere ninnando il piccolo insonne urlante, telefonare al pediatra alle tre di notte perché la creatura ha il singhiozzo, esibirsi in raccapriccianti teatrini solo per far ingoiare al pargolo inappetente qualche cucchiaiata di pappa, spendere metà stipendio in pannolini e latte in polvere, prodotti quotati in borsa come l’oro. E questo soltanto nei primi anni di vita.


Secondo i risultati dello studio, quindi, l’amore per i figli sarebbe il più intenso, sia come intensità che come durata, subito seguito dall’amore per il partner. Vibrazioni via via più fioche sono state rilevate nel cervello di chi ha pensato agli amici, ai parenti o agli animali da compagnia.


Ho parlato di questa ricerca a conoscenti e amici che, per motivi di salute, si sono sottoposti almeno una volta alla Risonanza Magnetica. Tutti sono stati concordi nel dire che essere infilati dentro l’angusto tubo di questa macchina infernale non è un’esperienza piacevole, con o senza lettura di poesie d’amore.


Il primo problema è costituito dai rumori, descritti da tutti come forti, fastidiosi, addirittura assimilati a quelli prodotti da un martello pneumatico. Il secondo problema è che il tubo in cui si deve giacere, immobili, per una ventina di minuti, è stretto e inquietante. Chi soffre di claustrofobia deve drogarsi di ansiolitici per poter resistere all’impulso di urlare; chi non è claustrofobico, dopo l’esperienza lo diventa. Isolati dal resto del mondo, si perde la cognizione del tempo: un minuto può sembrare un’ora, e l’unico sentimento è la speranza che l'esame finisca presto e si possa finalmente uscire all’aperto. Alla domanda “Non hai provato a concentrarti su sensazioni piacevoli, tipo i sentimenti d’amore per il partner, o i tuoi figli, o il tuo gatto?” tutti quanti mi hanno guardato come se fossi una ritardata mentale: quando sei rinchiuso dentro il tubone della risonanza - hanno detto - gli unici sentimenti che ti “risuonano” in testa sono l’ansia e l’oppressione, e se ti viene la tachicardia nulla ha a che vedere con il batticuore degli innamorati.

LAVA I DENTI COL SAPONE DEPILATORE E PERDE I PELI SULLA LINGUA

Continua...

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