Umorismo di sostegno
PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016
ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ
Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.
FRATELLI D'ITALIA, L'ITALIA STIA ALL'ERTA
IT-ALERT è l'ultima iniziativa del Governo studiata per la nostra sicurezza. L'ultima nel senso della più recente, ma potrebbe non essere l'ultima di una serie di fesserie che alcune teste d'uovo riescono a partorire. O meglio, a schiudere, trattandosi di teste d'uovo.
Si tratta di un nuovo sistema di allarme pubblico per l'informazione diretta alla popolazione, che dirama ai telefoni cellulari presenti in una determinata area geografica messaggi utili in caso di gravi emergenze e di catastrofi imminenti o in corso. Questa iniziativa si è resa necessaria perché, dopo averci allarmato quotidianamente per anni con profezie ansiogene, annunci di disastri sanitari, climatici, ecologici ed economici, si sono resi conto che, come accade nella famosa favola dove il pastorello gridava a sproposito "al lupo, al lupo!", gli italiani sono diventati indifferenti e non credono più a nulla.
La speranza è che, facendo squillare con una tonalità inquietante l'amatissimo e inseparabile smartphone di ciascuno, si riesca ad ottenere attenzione, ubbidienza e controllo della popolazione. Del resto l'italiano medio, ma anche quello estremo, non accetta i principi fisici dell'entropia e della casualità degli eventi, non sopporta di potersi bagnare i piedi in due centimetri di neve, di farsi bollare l'auto dalla grandine, di ammalarsi e, in generale, di essere mortale.
Essere avvisati di qualunque inconveniente minacci all'improvviso la nostra sicurezza, in tempo utile per potersi mettere in salvo, insieme alla propria famiglia, alla propria casa, alle seconde case, alle auto, al cane, al gatto e al criceto, è il sogno di ogni italiano. Chiù-salvu pe' tutti - come direbbe un qualunque La Qualunque in campagna elettorale.
È in corso la prova generale Regione per Regione di questo sistema, prova che sta evidenziando le prime difficoltà tecniche e i primi imprevisti, seguiti dai secondi e terzi imprevisti, talvolta dovuti a difficoltà oggettive e sovente a stupidità umana.
Se ci è permessa una estrapolazione fantasiosa, possiamo pensare che la successiva versione (IT-ALERT 2.0) sarà l'impianto di un microchip sotto cute, che trasmetta, attraverso la rete neuronale, segnali di allarme al nostro cervello per ogni evento avverso: in corso, oppure previsto, o semplicemente immaginato da un apposito team di esperti allarmisti, che leggono molti libri di fantascienza, guardano film di genere catastrofico e, se non è troppo faticoso, raccolgono persino qualche dato sul territorio.
Ma di quali emergenze stiamo parlando? Questa è una bella domanda. Sono tante le cose che possono procurarci problemi: invasione di locuste, zanzare-tigre con gli artigli, cimici eurasiatiche con DNA modificato dai Russi, squali che dai mari del Sud surriscaldati vanno a Vado Ligure, virus Omicron incrociati con i virus Alfa, che potrebbero infettarci con tutte le mutazioni dell'alfabeto greco. E poi alluvioni, siccità, nebbie agli irti colli, luna blu radioattiva. Per non parlare delle bombe d'acqua, delle bombe carta, e persino delle bombe a grappolo che, pigiate inavvertitamente, producono vino instabile radioattivo.
Se poi il chip sarà "cheap", cioè economico e di scarsa qualità, si guasterà facilmente e, oltre a non funzionare come dovrebbe, potrebbe recare danni fisici all'ospite, tipo rossore e prurito in corrispondenza del chip impiantato (eczema di Cip-and-Ciop).
I dispositivi saranno programmabili anche online, scaricando l'apposita App o iscrivendosi al sito www.italiavvisata@mezzasalvata.it
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Stefania Marello - ACC

IT-ALERT per la cottura della pasta italiana
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L'INFLAZIONE RIDUCE IL CARRELLO DELLA SPESA
I telegiornali spesso mandano in onda servizi sulla crisi galoppante che riduce inesorabilmente il carrello spesa.
Certo, i consumatori se ne sono accorti a proprie spese, ma l'informazione ufficiale non spiega come avviene questo processo.
A metterci una toppa ci prova l'Accademia dei Cinque Cereali in collaborazione con l'Università di Pensologia di Torino.
Laddove non riescono a dare spiegazioni gli esperti di macroeconomia e di microeconomia, ci provano gli studiosi di medioeconomia (tuttavia non è chiaro a cosa si riferisca quel "medio").
Il problema è sempre quello di arrivare a fine mese con uno stipendio "medio", ma come si può intervenire?
In un primo tempo si è pensato di agire sulle dimensioni dei prodotti, ma l'impresa si è rivelata ardua: impossibile rimpicciolire chicchi di riso e di caffè, i detersivi sono già concentrati, i biscotti ridimensionati dovrebbero essere inzuppati con l'ausilio una pinzetta, la carta igienica è già ridotta ai minimi termini… Improponibile seguire questa via.
Alcuni pastifici ci hanno già provato in passato con la mini-pasta (farfalline, maccheroncini, pennette, ecc.) ma non ha ottenuto il risultato sperato perché chiunque ne mangiava comunque un piatto. Idem con i mini gelati, i golosoni invece di mangiarne uno solo, ne inghiottivano quattro in un sol boccone ciascuno.
Impossibile utilizzare questo metodo a frutta e verdura, dato che le normative europee sono molto rigide sulle dimensioni degli ortaggi.
Agire sui prezzi sarebbe improponibile, vista la difficoltà nel reperire materie prime a fronte di domanda in continua crescita di merendine, cioccolata, dolci e altri beni di prima necessità.
I buoni sconto sono considerati palliativi, poiché si finisce, certamente per risparmiare, ma acquistando beni perlopiù superflui.
L'unico modo per superare questo impasse è quello di lasciare che l'inflazione faccia il suo corso e agire attraverso la riduzione del carrello. Grazie a questo stratagemma, è possibile per il risparmiatore "medio" fare la spesa senza problemi.
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Paul Rice – ACC
I classici carrelli vengono rottamati perché ormai inutilizzati.
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Alcuni riescono a trovare un nuovo impiego nel sociale.
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RISCALDAMENTO GLOBALE E RAFFREDDAMENTO INDIVIDUALE
Come ogni anno anche questa estate, a detta di meteorologi ed esperti, è la più calda di sempre. Da quando si rilevano le temperature, ma anche da prima, grazie agli studi sul clima preistorico e le glaciazioni. Praticamente, a parte quelle immediatamente successive al big bang, che dovevano essere piuttosto... infuocate, l'estate che stiamo vivendo è il superlativo assoluto del caldo.
Madama Cesira, che vive a Torino da ottant'anni, e non va più in ferie, al sentire queste quotidiane giaculatorie trasmesse dai notiziari televisivi, si chiede: ma dov'è stato tutto questo caldo, se a giugno dormivo ancora con la trapunta, a luglio pioveva o grandinava a giorni alterni, e giusto gli ultimi giorni di agosto ho acceso il ventilatore? Come temperatura media, risponde l'ennesimo esperto. Il che si traduce per i profani in scioglimento dei ghiacciai artici, ma giornate autunnali nell'Europa del Nord.
Il globo terrestre nel corso dei secoli si riscalda, ma la temperatura interna di un essere umano nel corso degli anni tende a scendere: invecchiando la percezione del freddo aumenta, con la conseguente necessità di vestirsi di più o alzare il riscaldamento in casa. Si tratta di un problema metabolico, o forse potremmo dire metabulico, poiché è accentuato dalla pigrizia e dall'abulia della terza età, che non ama muoversi freneticamente, fare sport, e spostarsi in bicicletta perché, nonostante gli acciacchi, vuole ancora vivere. Potremmo chiamare questo fenomeno Raffreddamento Individuale. Le donne ne sono particolarmente colpite. Superata la menopausa, nella quale ogni donna scopre il proprio "riscaldamento globale" a colpi di improvvise e fastidiose caldane, arriva il brivido facile, il raffreddamento frequente, la sciatica da colpo d'aria e la tosse.
Cesira, da che ha ricordi, sa che l'estate è una stagione calda, con punte di afa insopportabile, ma anche settimane di piogge che ti obbligano a uscire con giacchetta e ombrello. Nessuno si è mai preoccupato, fino a circa dieci o quindici anni fa. Non c'erano allarmi, avvisi della protezione civile, anticicloni africani dai nomi terrificanti.
Oggi l'estate è un vero incubo: al disagio del caldo si aggiunge una costante preoccupazione di disastri ambientali, incendi, carestia, alluvioni e fine del mondo imminente. Nelle serene notti estive, oltre al disagio della calura o del rombo dei condizionatori, ci sono gli incubi indotti dai menagramo onnipresenti sui media. Durante il giorno i notiziari raccomandano agli anziani di non uscire nelle ore centrali della giornata, di bere molto, di indossare abiti leggeri, di non mangiare cibi calorici, ma l'unico avviso che sarebbe davvero utile manca, ed è a proposito della climatizzazione dei centri commerciali.
Le persone di una certa - come le chiamano i giovani - prima di entrare in un supermercato, anche se fuori ci sono 40 gradi, hanno imparato per esperienza che è meglio indossare un golf sui famosi 'abiti leggeri' raccomandati. Così evitano le contratture dolorose e il blocco della digestione ogni volta che devono fare la spesa.
Quando arriva l'autunno le orrende profezie non cessano: sì, perché anche gli inverni sono i più caldi di sempre. Sarà - pensa Cesira - ma per colpa della guerra e della necessaria "transizione energetica", la stagione del riscaldamento è stata ridotta, e la temperatura concessa nelle abitazioni si attesta intorno ai 18 gradi. Perciò, i riscaldamenti centralizzati si accendono solo a novembre e implacabilmente si spengono a fine marzo, qualunque sia la temperatura esterna.
La povera Cesira si aggira per casa con le calze di lana, due maglie, e un plaid sulle spalle, a guisa di mantello. Quando si stufa di inciampare nel plaid, se lo toglie e accende la stufetta elettrica, con l'inevitabile lievitazione dei consumi e delle bollette. Vive tutto ciò come una profonda ingiustizia: lei non usa l'auto, pratica la raccolta differenziata, non spreca nulla, non va in crociera né si sposta in aereo, non fa nulla che possa contribuire al riscaldamento globale... Perché deve soffrire il freddo individuale?
È proprio vero: non ci sono più le stagioni di una volta, quando si lavorava duramente, si tirava la cinghia, ma si guardava al futuro con speranza e fiducia.
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Stefania Marello - ACC

Madama Cesira, visibilmente a suo agio, si ribella ai consigli degli esperti
CRISI: SI POTRA’ MANGIARE NUTELLA SOLTANTO A GIORNI ALTERNI
La disoccupazione non è mai stata così bassa dal 2012, l’occupazione mai così alta dal 1977, tuttavia il PIL è praticamente fermo.
La crisi ormai non ha più un andamento a cicli, come sostengono i grandi economisti, ma è una costante, come sostengono i piccoli negozianti sotto casa.
Negli anni ’70 la crisi del petrolio portò al sistema delle “targhe alterne”, che non diede i risultati sperati perché ogni automobilista, quando era il giorno giusto per la propria targa, usava l'auto anche se non ne aveva bisogno, pur di sfruttare l'opportunità.
Sempre in un'ottica di risparmio energetico, un altro decreto stabilì che la temperatura degli appartamenti in inverno non dovesse superare i venti gradi.
Ma anche questa iniziativa si rivelò controproducente: chi aveva il riscaldamento autonomo se ne fregava allegramente, e chi abitava in condominio accendeva stufette elettriche, a pellet, a olio combustibile, a olio di palma, a olio di fegato di merluzzo.
Negli ultimi anni le iniziative per il risparmio energetico, e la salvaguardia dell'ambiente, si sono moltiplicate. Tra le più gettonate (e discordanti…) troviamo, dopo l'esortazione a lavarci le mani ogni venti minuti, il consiglio di fare una sola doccia a settimana per risparmiare acqua potabile, e le pressioni volte a tenere spenti i climatizzatori in estate.
Visto e considerato che qualunque iniziativa di austerity non sembra apportare migliorie, il governo potrebbe decidere di emanare il Decreto “Sweet Austerity”, che consenta di mangiare Nutella e cioccolato Kinder solo nei giorni dispari, e bere Coca e Pepsi solo nei giorni pari. Il provvedimento non avrebbe un’utilità economica o sociale, ma un provvedimento in tempo di crisi va preso in ogni caso, se non altro per dare l'impressione che il governo sia ancora vivo.
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Paul Rice assisted by Stephanie Hop-là – ACC
(Versione aggiornata. Prima versione pubblicata con newsletter n° 35 del 2019)

TURPEDONE
(Parole strambe a cura dell'Accademia dei Cinque Cereali)
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Sign: Mezzo pubblico di grandi dimensioni che trasporta prevalentemente giovani studenti dall'idioma colorito tendente al volgare, con ripetuti ricorsi alle parolacce e alle imprecazioni.
Etimo: in questa parola confluiscono l'aggettivo turpe [dal latino turpis], cioè moralmente vergognoso, e il sostantivo torpedone [dallo spagnolo torpedo] grosso autoveicolo destinato al trasporto collettivo.
L'origine della parola risale agli anni sessanta. Con una sola variazione vocalica il vecchio torpedone - cioè un pullman dalla struttura aperta, utilizzato in passato per il trasporto dei turisti in visita alle città - diventò il turpedone, cioè un autobus urbano che, nelle ore di entrata e uscita delle scuole, trasportava soprattutto studenti.
In quei decenni, a seguito del boom demografico e di un maggior benessere economico delle famiglie che favorì la scolarizzazione, estendendola alle scuole superiori e all'Università, c'era un elevato numero di studenti in circolazione. Il turpedone era il loro mezzo di elezione per andare e tornare da scuola. Questi mezzi si distinguevano per l'affollamento e il casino, gli schiamazzi ad alto volume, in cui prevaleva un linguaggio sboccato, ricco di espressioni triviali, o comunque contrarie alla decenza. Chiunque vi salisse (fortunato chi riusciva, data la ressa) si trovava a dover viaggiare in piedi, pigiato contro le porte, e costretto ad ascoltare il vociare dei ragazzi. Oggi è difficile da credere, ma quando non c'erano i dispositivi portatili i ragazzi in ingresso o in uscita dalle scuole parlavano fra loro! Il tono di voce, già alto lungo la strada e alle fermate, si alzava ulteriormente nello spazio limitato del mezzo. Si distinguevano le voci baritonali dei giovani maschi in fasi diverse di cambiamenti ormonali, dalle voci più acute e argentine delle ragazze, in preda anch'esse degli ormoni dello sviluppo, ma di tipo più gentile. Volendo fare paragoni con il regno animale, gli uni ricordavano il ragliare degli asini e le altre lo starnazzare delle giovani oche. Il linguaggio era particolarmente vivace e triviale, con continui riferimenti a parti anatomiche maschili e femminili normalmente coperte, declinati in modi fantasiosi, e connessi con verbi spesso legati all'attività sessuale. I genitori e gli insegnanti di quell'epoca erano severi e bacchettoni: espressioni (che oggi sembrano da educande) del tipo "Che cos'è questo casino", oppure "Non ho capito un cavolo" erano mal tollerate. Figuriamoci se in loro presenza avessero sostituito 'cavolo' con l'altra parola con la doppia zeta! Sarebbero arrivate note sul diario, e a casa sarebbero volati ceffoni.
Così restava il tragitto casa-scuola per dare libero sfogo all'esuberanza giovanile, sfoggiando le proprie parolacce preferite, e ostentando disinibizione e audacia all'interno del gruppo. Ad ogni fermata alcuni scendevano, ma altri ne salivano, e il turpiloquio ricominciava, intervallato da sonore risate.
Oggi il turpedone è stato sostituito dal clickbus, un mezzo pubblico piuttosto silenzioso, dove ogni studente clicca freneticamente sullo schermo del proprio smartphone, indossando gli auricolari, completamente avulso dal mondo. E mentre digita forsennatamente non si sa che cosa né a chi, è difficile capire se sta ascoltando la lezione registrata di inglese, un pezzo musicale del suo gruppo preferito o se guarda un video porno scaricato da un sito pirata.
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Dottoressa Stephanie Hop-là - ACC

C'era una volta il turpedone…
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Giovane studentessa sul Clickbus
ACC - Accademia dei Cinque Cereali - Dipartimento Ecologia e Ambiente

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Spettabile Accademia dei Cinque Cereali,
Vi scrivo perché un dubbio atroce mi assilla la mente, e turba il sonno delle mie notti di anziano.
La gloriosa Accademia dei Lincei, vostra collega (o forse dovrei dire concorrente), sostiene i dogmi ecologisti: l’uomo è colpevole dei cambiamenti climatici (e utilizza il vocabolo “incontrovertibile”); i combustibili fossili distruggono l’ecosistema, e annienteranno il mondo; è necessaria “una rapida attuazione di interventi efficaci di mitigazione”, per contrastare ondate di calore, siccità, e alluvioni.
Trattandosi di un’Accademia prestigiosa, fondata nel 1603, si è portati a credere a quanto proclama.
Ho riflettuto a lungo, e mi macero nei sensi di colpa. Ho una Seat Marbella color teal, prima serie, del 1986, €uro zero, che mi dicono inquina più dell’Air Force One del presidente USA Joe Biden, e mi sento colpevole.
Ho una mucca di nome Gelsomina che mi dà latte fresco, ma dicono che emette flatulenze in grado di stracciare il buco dell’ozono, e mi sento colpevole.
Vivo, quindi è anche colpa mia se si alternano freddo e caldo, secco e pioggia. Mi viene da pensare che sia colpa mia, se c’è la guerra e non la pace, se c’è la malattia e non la salute, se c’è la miseria e non la ricchezza, se c’è la rabbia e non l’amore, se c’è la tristezza e non il sorriso, se c’è l’indifferenza e non la solidarietà.
Ma, facendo girovagare la mente, mi viene da pensare che sia colpa mia se abbiamo politici fallaci che non ci meritiamo, giudici che sbagliano, immigrati che delinquono, influencer che arricchiscono a sbafo, trapper che stra-guadagnano seppur ammorbandoci di schifezze, giornalisti appecoronati al potente di turno, truffatori che ti disturbano al telefono, fornitori di disservizi mentitori e da rapina, il sistema sanitario che ti ignora, i soldi pubblici spesi per mantenere fancazzisti e immigrati “risorse”.
Vorrei sapere se la pensate così anche voi come l’Accademia dei Lincei. È tutta colpa mia?
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Secondino Titubante da Brevigliasco
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RISPOSTA:
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Certo che è colpa sua, caro signor Titubante. Lei ci ha scritto sperando di essere assolto da tutte le incriminazioni a suo carico, in quanto povero, anziano e oppresso.
Invece dobbiamo dirle, se pure con rincrescimento, che lei è colpevole di alto inquinamento: con la sua auto, la sua mucca, con la sua produzione di rifiuti e anidride carbonica. In sintesi: lei inquina con la sua stessa vita.
Lei è colpevole di essere povero, e quindi di non potersi permettere i pannelli solari sul tetto e l'auto elettrica nel box.
Lei è colpevole di campare, essendo anziano, a spese dell'INPS, la quale, in assenza sua e di quelli come lei, potrebbe devolvere i suoi fondi alla necessaria transizione ecologica.
Lei è colpevole dei politici fallaci e corrotti, perché non va a votare, oppure, se ci va, vota le persone sbagliate.
Lei è colpevole dei mutamenti climatici, delle inondazioni, delle carestie, e di conseguenza dei tragici flussi migratori. È colpevole delle guerre, dei disastri nucleari, delle bombe responsabili di mutilazioni e morte di migliaia di bambini.
Perciò, il nostro verdetto è: colpevole di tutti i reati a lei ascritti.
Non si vergogna? Invece di trascorrere notti insonni in preda ai rimorsi e ai sensi di colpa, potrebbe semplicemente levarsi di torno. È il pianeta che glielo chiede.
In pratica anche lei dovrebbe 'transire' ecologicamente, cioè passare oltre.
E, per cortesia, non si faccia cremare perché quei forni inquinano. Meglio la tradizionale e poco dispendiosa fossa comune.
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ACC - Accademia dei Cinque Cereali
Dipartimento Ecologia e Ambiente
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Dopo la transizione ecologica del signor Titubante,
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la SEAT Marbella del 1986 dovrà ovviamente essere soppressa
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e la mucca Gelsomina dovrà essere demolita.
L'INCONTENIBILE TRISTEZZA DELL' INCONTINENZA
Alla nascita siamo incontinenti. Trascorriamo i primi due anni di vita con il pannolino, liberi dalla preoccupazione di gestire i liquidi e i solidi prodotti dal nostro corpo. Ma per tutti arriva, prima o poi, il momento di soddisfare una strana richiesta degli adulti: trattenere per poi depositare in luoghi e momenti consoni. Il comodo pannolino ci viene tolto, e dobbiamo far caso a certi movimenti interni e fuoriuscite, e correre a depositare in luoghi prestabiliti: il vasino e il water. Ignorare allegramente queste regole causa malumori, sgridate, piccoli ricatti, e l'umiliazione di bagnare e sporcare il letto e gli abiti.
Ma alla fine, chi prima chi dopo (chi molto dopo per la gioia di psicologi e psicoterapeuti) tutta la faccenda diventa consuetudine. Certo, non mancano situazioni imbarazzanti e penose, specie quando si è fuori casa, ma questo riguarda più le donne, che per la loro anatomia richiedono un bagno, anche là dove i loro compagni innaffiano allegramente una siepe. La tanto celebrata invidia del pene, in realtà non è altro che invidia del modo in cui i loro possessori possono fare pipì. E non è difficile da capire se si immagina una ragazza sui campi da sci, che per poter finalmente liberare la vescica deve spogliarsi di giacca a vento, salopette, calzamaglia e mutande, tenendo al contempo con una mano il marsupio e con l'altra la maniglia rotta della porta dello stretto e maleodorante cubicolo che qualcuno osa chiamare toilette.
Ma a parte queste rare situazioni, la vita trascorre serena e senza problemi per molti decenni.
Si dice che invecchiando si ritorna bambini, e purtroppo questa poetica asserzione si dimostra vera proprio a partire dalla tanto temuta incontinenza senile.
Per le donne in un certo senso è meno drammatico: esse sono abituate fin dall'adolescenza ai pannolini, e quando arrivano le prime perdite accettano con serenità "l'assorbente di ritorno", che le riporta con un certo rimpianto alle scomodità di gioventù. Imperversa in TV la pubblicità di una famosa marca di pannolini per signore con iniziali problemi di incontinenza: mostra una donna matura, ma ancora straordinariamente figa, che sfoggia una minigonna aderente e rimira la sua silhouette allo specchio. Per le signore conta questo: mantenersi magre e in forma il più a lungo possibile. Perciò dichiarano guerra alla pancetta e alla cellulite, curano i capelli, le unghie, il look, e se ne fregano delle piccole perdite idrauliche.
Invece per gli uomini sorgono complicazioni psicofisiche non indifferenti. La maggior parte di loro accetta la canizie e la calvizie, la pancia e i tradimenti della bilancia, ma guai a parlar loro di pannoloni. Anche nelle pubblicità gli uomini anziani afflitti da disturbi della prostata e perdite urinarie sono rappresentati goffi, e desiderosi di nascondere, con scuse indecenti e ridicole, il fatto che devono recarsi al bagno di frequente, e che il loro getto non sembra più quello di una pompa ad alta pressione, ma ricorda un messaggio in alfabeto morse…
Certamente gli esperti sono all'opera per studiare rimedi a questo disturbo, inaccettabile per tanti vecchi maschi orgogliosi.
Purtroppo, almeno per ora, le alternative al pannolone esistono, ma sono poco praticabili.
La prima che viene in mente è un pappagallo, fissato con il nastro adesivo all'organo preposto. A scanso di denunce degli animalisti preferisco precisare: non un pappagallo vero, ovviamente, ma quell'ampolla in vetro o plastica, utilizzata negli ospedali e nelle case di cura per permettere agli uomini allettati di fare pipì.
La seconda è il catetere permanente, che però presuppone di portare sempre con sé il sacchetto contenente la pipì, e di ricordarsi di svuotarlo regolarmente. Conoscendo il rifiuto di molti uomini di portarsi appresso borse, marsupi o borselli, sappiamo già che anche tale sacchetto verrebbe affidato alla consorte, insieme alle chiavi e al portafoglio. Tanto a quell'età le coppie tendono a spostarsi sempre insieme.
La terza è la permanenza sul water 24 ore al giorno.
A questo proposito circola la notizia che il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun (107 anni) abbia allestito una postazione di lavoro, completa di computer, stampante, tastiera e mouse, in uno dei numerosi bagni della sua storica abitazione in Torrazza Piemonte. Sarà una bufala?
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Dottoressa Stephanie Hop-là – ACC

I bambini portano il pannolino con disinvoltura
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Le donne anziane lo accettano di buon grado
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Gli uomini anziani sono decisamente più riluttanti...
GUIDA AI FORNITORI DI DISSERVIZI
Con la crisi energetica incombente le bollette delle utenze sono almeno raddoppiate e, in alcuni casi, addirittura triplicate.
Parimenti si sono moltiplicati i fornitori di disservizi che, offrendo mirabolanti contratti, prospettano risparmi che farebbero impallidire la Standa degli anni '80 col suo storico 4x2.
L'Accademia dei Cinque Cereali ha contattato alcuni fornitori di nuova generazione per confrontare le offerte del momento e ha selezionato le migliori:
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Telefonia
Sicuramente la più economica è la NOP, società nata dalle ceneri della SIP.
È possibile chiamare sia i numeri in teleselezione, sia quelli intercontinentali al costo di un vecchio gettone telefonico, purché la chiamata venga effettuata dalle apposite cabine.
Si tratta di una compagnia davvero economica in grado di fornire un servizio eccellente. L'unico neo è rappresentato dalla posizione delle cabine NOP, generalmente ubicate in zone impervie.

Energia elettrica
Sicuramente la compagnia più affidabile ed economica è la FURBENEL.
Offre contratti vantaggiosissimi con tariffe bloccate fino al 2025, ma l'utente è tenuto in cambio a dare alcuni servizi agli addetti della compagnia elettrica.
I tecnici di Furbenel, infatti, avranno facoltà di recarsi a casa del cliente e fare il bucato e utilizzare la lavastoviglie il sabato, fare la doccia (solo se dispone di boiler elettrico), e lavorare in smart working nell'abitazione dell'utente nei mesi di luglio e agosto (se è disponibile l'impianto di climatizzazione).
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Gas
La società più concorrenziale è la LUCROGAS, ditta che acquista direttamente in Siberia a parametro zero ma che, considerate le difficoltà logistiche del momento, non dispone di un gasdotto. L'utente sarà pertanto tenuto a noleggiare un'autocisterna e a recarsi sul posto per rifornirsi in maniera autonoma.
Il metano è assolutamente gratuito, ma il 33,33% di quello importato deve essere ceduto a Lucrogas a titolo di "provvigione per l'autofornitura".
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Paul Rice – ACC

In futuro, potremmo avere accanto al barbecue in giardino, una mini-centrale nucleare da 5 kWh, grazie alla quale garantiremo il fabbisogno di corrente elettrica alla nostra abitazione. Grazie a questa tecnologia avremo sempre disponibilità di acqua bollente per la classica spaghettata di mezzanotte.
SE ANDATE A LONDRA VISITATE IL NONNISH MUSEUM
Il Nonnish Museum è uno dei principali musei privati londinesi. Non si trova precisamente nel centro di Londra, come il suo gemello, il British Museum, ma nei dintorni, a circa 1341,34 km, in località Incisa Scapaccioni, luogo di origine della nobile famiglia degli Abeffarditi Tardi, dalla quale Nonna Abeffarda discende.
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Il Nonnish Museum è poco conosciuto, anche perché è stato chiuso a lungo per restauri. Restauri dei locali, ma soprattutto della proprietaria.
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Informazioni e tariffe
Il biglietto intero costa mediamente 7,98324€, ma se si paga con 8€ difficilmente si riceve il resto.
I biglietti non interi, cioè strappati in due o più parti, non sono validi.
Il biglietto ridotto ha un costo di soli 7,99€: la riduzione consiste nell'eliminazione di ben tre decimali dal prezzo intero.
Hanno diritto al biglietto ridotto:
- I militari in uniforme, i militari in borghese con taglio di capelli all'umberta, e i militari con calvizie precoce.
- I bambini fino a 8 anni e dagli 80 anni in su, i bambini prodigio e quelli con deficit dell'attenzione, purché accreditato dalla Commissione Scolastica di Valutazione del Disordine Educativo.
Per chi lo desidera c'è la possibilità di essere accompagnati durante la visita da una guida in stato di ebbrezza. Se la si vuole sobria c'è un piccolo sovrapprezzo.
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Percorso di visita
Subito dopo la biglietteria si entra nella Sala Accoglienza, dove si possono ammirare i ritratti della Nonna Abeffarda e dei suoi antenati.

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Si accede poi alla Sala di Lettura e Scrittura, contenente libri, documenti, e antichi manoscritti, oltre alla raccolta più ricca al mondo di bollette mai pagate.

Antico manoscritto di una nonna di famiglia
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Da qui si accede al piccolo, ma ben fornito Museo delle Cere della Nonna.

Alcune delle antiche cere esposte
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Se riesce a superare la Sala delle Cere senza scivolare, il visitatore può accedere alla Sala da Pranzo e da Spuntino, alla Sala Merenda, con i suoi rinomati cavoli, e alla Sala Digiuno e Astinenza, con terracotta originale di Baviera per la raccolta delle lacrime.

Terracotta d'epoca per la raccolta delle lacrime
nella Sala Digiuno e Astinenza
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Al piano superiore si possono ammirare le Camere da Letto: la preziosa Camera Mondo Convenienza, ricca di mobili di pregio, tappeti persiani e oggetti di antica oreficeria, la Camera Iperbarica (dove è esposta una raffinata collezione di pomate contro l'artrosi), la Camera Oscura, dedicata sin dalle origini al riposino pomeridiano.
Al piano ammezzato si trova l'interessante Sala delle Armi.

Queste armi venivano utilizzate dalle nonne della famiglia per difendersi dai tentativi di truffa, sempre più evoluti nel corso dei secoli.
Al piano dei babi invece, si possono ammirare le Cantine, contenenti eccellenti vini, bianchi, neri, rosé, bordeau e maron, nonché alcune preziose bottiglie di vino Andante dell'Andalusia e Andato Amale.
Di sicuro interesse entomologico è la collezione di Boie Panatere, con esemplari provenienti da tutto il sistema solare.
Infine, si possono visitare, muniti di mascherina antipolvere, antiacaro, antivirus e antirigurgito, le antiche scuderie dove, secondo la leggenda, nelle notti di luna piena si udivano nitriti equini e umani, quando Sir Caval Donato e la Nobilnonna Manon D'Abeffard consumavano la loro storia d'amore e di passione. Più recentemente, in assenza di cavalli e Donati, le scuderie furono trasformate in segrete per rinchiudere truffatori, venditori compulsivi, stalker e funzionari dell'Agenzia delle Entrate.
All'esterno si possono ammirare i famosi Without Border Gardens (Giardini senza confini).

e il vivaio Cannabiffardo, nel quale crescono rare e rigogliose piante medicinali dagli straordinari poteri, come la cosiddetta "erba festante" (ma non infestante), l'erba gatta, l'erba voglio, l'erba sintetica e l'erbaluce, quest'ultima davvero singolare, poiché si trova in natura allo stato liquido.

Giardini Senza Confini del Nonnish Museum
Erba festante e erba infestante
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Ilaria Allegrotti
Guida Turistica dell'ETIS
(Ente del Turismo di Incisa Scapaccioni)
NUOVI REQUISITI PER L'ACCESSO ALLE FACOLTA' DI MEDICINA
Chi era Aloysius Alzheimer e perché c'è una malattia che porta il suo nome?
Domanda legittima, oltre che battuta del compianto Roberto Freak Antoni.
Secondo un sondaggio dell'ACC solo il 14,5% degli italiani sa scrivere il nome Alzheimer correttamente; gli altri lo scrivono sbagliato o non ricordano come si scrive o, peggio, non ricordano dove hanno messo la penna.
Ci fu un altro medico tedesco che descrisse i sintomi della demenza precoce, ma aveva un nome ancora più difficile e brutto: Kraepelin. A sentirlo sembra il crepitio di una radio mal sintonizzata...
Ma quanti nomi di malattie sono di difficile scrittura e quasi impossibile pronuncia? Tantissimi. Pensate ad esempio alla Sindrome di Asperger, a quelle di Ekbom, di Ehlers-Danlos, o di Klinefelter… Se le devi dire due volte di seguito ti viene il blocco della mandibola e ti scappa un'imprecazione sconcia (cioè ti viene la Sindrome di Tourette).
Pare addirittura che alcune malattie cosiddette rare, non siano in realtà così infrequenti, ma poiché i loro nomi sono impronunciabili (cose come sindrome di Pendred, malattia di Huntington, o di Guillain-Barrè) lo specialista di turno, per semplificarsi la vita, finge di non riconoscerle e attribuisce i disturbi a malattie dal nome più semplice: Parkinson, depressione o diabete. A diagnosticare il diabete un medico non sbaglia mai: primo perché dopo una certa età viene quasi a tutti, e secondo perché qualunque stranezza ti venga può essere sintomo di diabete.
Stesso discorso vale per altri settori della scienza: è una fortuna che il professor Zichichi non abbia inventato un'unità di misura, come fecero Newton, Coulomb e Ampére. Immaginate il dialogo in ferramenta:
- Mi dia una elettrovalvola da 3,5 Zichichi
- Zichi... chi?
- Come chi... Zi-chi-chi...
Sembra quasi un dialogo tra balbuzienti.
Anche Pasteur non era così semplice, come nome, ma si è ovviato italianizzando la sua scoperta in "pastorizzazione", termine più consono alla società prettamente agricola del XIX secolo, quando i pastori mungevano le pecore e, inevitabilmente, qualche cacchina incollata al vello si staccava e finiva nel secchio e... voilà (proprio come avrebbe detto Pasteur) il latte pastorizzato!
Non parliamo dei premi Nobel: immaginate se invece di Alfred Nobel si fosse chiamato Torbjorn Lundstrommungerson! Si pensi all'annuncio ufficiale: "Il Premio Lundstrommungerson per la Letteratura è assegnato a... Pio Bo".
I vincitori del Premio per la Medicina, non hanno nomi semplici: Rosbash, O'Keefe, Schekman, Beutler... Per non complicare la vita di medici e pazienti c'è da sperare che non scoprano nulla di eccezionale.
In questo noi italiani siamo più bravi: vuoi mettere la semplicità del nome Dario Fo? Semplice, elegante e adatto al premio ricevuto: persino in Svezia conoscono Dante e sanno che "fo" è l'indicativo presente del verbo "fare" in lingua fiorentina.
La soluzione, come sempre, arriva dall'ACC che, in collaborazione con l'università di Pensologia di Torino, ha presentato un BDL (il BDL, Bozzetto di Legge, è uno schizzo a matita che preannuncia un Disegno di Legge). Esso prevede il divieto di iscrizione alla Facoltà di Medicina a persone che abbiano cognomi astrusi, di difficile pronuncia e ancor più difficile memorizzazione. In pratica, se ti chiami Rosthenkowsky e vuoi fare il medico, dovrai prima espletare le pratiche di cambio cognome. Questo farà sì che, in un futuro non lontano, si possa parlare facilmente della sindrome di Barbera (tipica degli alcolisti) o del virus Ferrari (un virus che si diffonde con rapidità, ma guarisce anche velocemente), dell'eritema di Rosetta (esempio elegante di omen nomen) o del disturbo compulsivo di Colombo-Vola (e della relativa scocciatura dei famigliari).
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M&M – Marchiori & Marello - ACC

Crisi d'identità: normale o superiore?
VITA, MORTE E DEPRESSIONE DEI MOSCERINI DELLA FRUTTA
Li conosciamo bene i piccoli, fastidiosi, innocenti moscerini della frutta. Grigi e pressoché invisibili quando sono in volo, ne percepiamo la sgradevole presenza se ci finiscono nel naso, in bocca o, peggio, negli occhi. A volte volano nel crepuscolo in nuvole di pura gioia di vivere, e si esibiscono in danze sfrenate e caotiche, come quelle del pulviscolo domestico illuminato da un raggio di sole.
Ebbene, lo avreste mai detto? Questi vivaci insettini possono andare in depressione.
Lo afferma uno studio realizzato da alcuni scienziati dell’Università del Michigan: nel cervello di questi moscerini, grande quanto la metà di un seme di papavero, e formato da circa 100mila neuroni (contro i 100 miliardi di un cervello umano), i ricercatori avrebbero trovato dei circuiti cerebrali specifici, attivati ogni volta che vedevano i morti della loro specie. L'attività di questi circuiti genera uno stato depressivo, che può causare un accorciamento della vita del 30%. E non è poco, considerato che la vita media di un moscerino della frutta, prima che arrivi... alla frutta, è di quindici giorni.
I ricercatori ritengono che i risultati ottenuti da questi studi potrebbero essere rilevanti anche per gli esseri umani, in particolare per coloro che si confrontano regolarmente con la morte, come gli operatori sanitari. Ho provato a spiegare questa analogia al mio medico ma, chissà perché, non l'ha apprezzata come avevo immaginato. Mi ha chiesto se dormo bene, se ho incubi, e poi mi ha prescritto un farmaco antipsicotico.
Dunque, i moscerini della frutta possono andare in depressione. Ecco perché li troviamo spesso galleggiare nel bicchiere di vino: anch'essi, come noi umani, vogliono affogare la tristezza nell'alcol, ma purtroppo, il più delle volte, affogano insieme alla tristezza. Così dobbiamo buttare il vino nel lavandino, e se era un vino pregiato la depressione viene a noi.
Ma se l'intero cervello del moscerino è grande come mezzo seme di papavero, quanto saranno grandi i suoi circuiti cerebrali, e le sinapsi studiate dai ricercatori? Quali costose apparecchiature sono necessarie per lo studio di queste minchiate funzioni?
La ricerca avrebbe anche scoperto che il micro-cervello di questi insetti, pur essendo relativamente semplice, è in grado di sovraintendere ad alcune funzioni complesse, come apprendere e ricordare. Ecco, se fossi un ricercatore, più che sulla depressione avrei fatto studi su questa caratteristica, che in molte persone, specie di una certa età, difetta.
Inoltre, per giungere alle loro conclusioni i ricercatori hanno 'allevato' un certo numero di moscerini-cavia a stretto contatto con numerose mosche morte. Ora, essere a contatto continuo con cadaveri di mosca non piacerebbe a nessuno, e almeno un po' di disgusto, se non proprio depressione, verrebbe anche a noi, nonostante la nostra capacità, che i moscerini non hanno, di fare gesti scaramantici. Ma mi è difficile credere che sia la depressione la causa di un accorciamento della vita. Sarei piuttosto incline a pensare che i miasmi della decomposizione delle mosche possano costituire un ambiente insalubre. Eppure, essi affermano di aver provato sperimentalmente che non è così: l'hanno 'visto' dai circuiti cerebrali che controllano la gioia di vivere e la tristezza. Me li immagino, immersi in tende di cellophane trasparente gremite di moscerini svolazzanti e mosche morte, con le loro tute bianche dotate di casco e respiratore modello 'Virus letale' per evitare di inalare decine di insetti ad ogni atto respiratorio, che catturano alcuni esemplari da sezionare in laboratorio (si spera previa anestesia, per non incorrere nelle ire della LAV) con costosi bisturi invisibili ad occhio nudo.
Poveri moscerini! Loro svolazzavano felici sulle bancarelle dei mercati, o nelle sporte delle massaie, dove facevano scorpacciate di frutti semi-marcescenti che ogni venditore inserisce abilmente tra quelli sani, e che, una volta a casa, sarebbero finiti nella spazzatura senza nemmeno passare dal frigo. Che bella vita! Cosa poteva importare a loro delle mosche morte? Hanno le ali, cribbio, possono spostarsi altrove.
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Stefania Marello - ACC

Moscerini della frutta felici
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Moscerino della frutta depresso
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Secondo la ricerca del Michigan sui moscerini gli addetti alle pompe funebri avrebbero una vita più breve della media
CURE GRATUITE A CANI E PORCI
A Biella è stato inaugurato il primo ambulatorio veterinario sociale e gratuito del Piemonte.
Il servizio è rivolto agli animali da compagnia di persone fragili e a basso reddito che non possono permettersi di spendere cifre importanti per curare i propri amici a quattro zampe.
Sulla scia di questa lodevole iniziativa altre città hanno aperto veri e propri policlinici veterinari.
Molti ospedali per "umani" hanno nomi di santi, come ad esempio Sant'Anna, San Raffaele, Sant'Andrea, San Martino, o San Vittore (nosocomio specializzato nella cura della cleptomania).
Per i nostri amici pelosi sono stati inaugurati il San Bernardo a Bufalona sul Naviglio (MI), il San Sone a Fandonia Valdastico (VI), e il San Carlino a Frottola Valtrompia (BS).
Non mancano all'appello le cliniche laiche come il "Lassie Hospital" a Cagate sul Naviglio (MI), la "Clinica Veterinaria Rintintin" nei pressi della ridente Marina di Piada di Romagna (FC), e "Policlinico Gemelli Cip e Ciop" a Solona Romana (RM).
Per avere diritto alle cure gratuite è necessario presentare il modello ISEE del proprietario, non dell'animale. Questa affermazione può sembrare banale, ma non lo è affatto, poiché molti cani hanno un lavoro a tempo indeterminato di tutto rispetto: i pastori, i cani poliziotto e della narcotici, quelli da accompagnamento non vedenti, i segugi da tartufo, e molti altri.
Per i gatti il problema non si pone: non si sognerebbero mai di trovarsi un lavoro.
Vi sono infine cani molto facoltosi, quelli a cui lo zio d'America ha lasciato eredità milionarie che, paradossalmente, avrebbero diritto a terapie gratuite nel caso il proprietario fosse indigente. Tuttavia non si affiderebbero fiduciosi alla pubblica sanità, preferendo un'equipe chirurgica veterinaria proveniente da oltreoceano con volo privato.
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Paul Rice supportato moralmente e materialmente da Nonna Abeffarda – ACC

Alcuni cani, a causa dei comportamenti umani, avrebbero bisogno di uno "psicocanologo"
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Alcuni umani possessori di gatti avrebbero bisogno dello psicologo per superare i complessi di inferiorità trasmesso dai loro felini
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È complicato convincere alcuni animali a recarsi in ospedale spontaneamente per una visita di controllo
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Il professor Cino Filo, direttore sanitario della struttura Fatepocofratelli di Brevigliasco
L'INDUSTRIA DELLE TRUFFE CAMBIA IL SUO TARGET
Non ci sono più gli anziani di una volta. Lo pensano gli esperti in truffe, che fino a poco tempo fa avevano a disposizione un serbatoio inesauribile di vittime: le persone anziane.
Superati i metodi arcaici dello scippo o della collanina strappata, i ladri si erano specializzati in sistemi meno rischiosi, basati su copioni ben studiati per confondere e far abboccare gli sprovveduti. Era un gioco da ragazzi convincere una nonnina a pagare cospicue somme di denaro spacciandosi per il nipote in difficoltà, oppure presentarsi a casa sua come Direttore dell'Ufficio Postale, e farsi consegnare i soldi della pensione per controllare l'autenticità delle banconote.
Tuttavia, oggi qualcosa sta cambiando, e dopo l'ennesima fregatura anche gli anziani più ingenui e - con il dovuto rispetto - rincoglioniti si stanno facendo furbi: seguono minicorsi organizzati dalle Forze dell'Ordine sulle truffe porta-porta, per strada, e via mail.
Queste ultime sono in continua evoluzione: si tratta dei famosi phishing, vishing e smishing, neologismi inglesi che la mia vicina di casa, nonna settantenne originaria di Brescello, riassume sbrigativamente come "al piscin". Tra di loro c'è un continuo passa-parola sulle modalità di attacco degli imbroglioni, perciò diventano sempre più accorti e diffidenti, e non solo resistono agli attacchi, ma contrattaccano a loro volta, chiamando la polizia e denunciando senza timore. In caso di paventata aggressione usano il dispositivo Beghelli, collegato non al figlio che è al lavoro, ma al figlio del vicino, palestrato e disoccupato, che faceva il buttafuori in una delle discoteche chiuse per la pandemia.
Il Sindacato della C.I.A. (Consorzio Imbroglioni Associati) è preoccupato, e ha convocato gli iscritti per discutere le soluzioni al problema.
Scartato all'unanimità il piano B, che consisterebbe nel rassegnarsi a un onesto e dignitoso lavoro sottopagato, il Sindacato ha proposto di cambiare tipologia di vittima, passando al raggiro delle persone giovani e giovanissime.
In apparenza, turlupinare i giovani sembrerebbe più difficile, ma a ben pensarci anche i ragazzini più scafati hanno punti deboli e ingenuità.
Tanto per cominciare sono carenti nel calcolo mentale: fin dall'infanzia hanno avuto accesso alle calcolatrici e non conoscono i famosi Metodi Matematici dei Conti della Serva.
In secondo luogo, abituati a usare esclusivamente carte ricaricabili e App di pagamento non sono abituati a fare attenzione al resto, così non fanno caso nemmeno alla cifra che il negoziante digita sul POS. Infine, non sanno mai quanti soldi hanno effettivamente a disposizione. È quindi facile intortarli, vendendo loro il costosissimo iPhone di ultima generazione, a rate mensili che poi non saranno in grado di pagare.
Così, smemorati, disattenti, incuranti del valore del denaro che non sanno maneggiare, offrono il fianco ai truffatori.
Con internet a disposizione e Alexa pronta a rispondere ad ogni domanda idiota non hanno più bisogno di mandare a memoria nulla, nemmeno il proprio numero telefonico. Camminano con lo smartphone costantemente in mano: per i ladri è un attimo strapparglielo e fuggire. Privati di Google Maps non sanno ritrovare la strada di casa, non sono in grado di chiamare qualcuno nemmeno dal telefono di un altro, si aggirano smarriti per la città, in balia di ogni genere di raggiro.
Inoltre, come assidui frequentatori dei Social, i giovani si vantano in rete di viaggi e crociere, pubblicano foto di automobili di lusso, comunicano agli 'amici' quando andranno a Ibiza, entrando così nel mirino dei ladri (oltre che del fisco, ente statale esperto in imbrogli d'altro genere).
Tutto questo ha una triste e amara morale, che il grande Gipo Farassino aveva espresso in una delle sue celebri canzoni:
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"L'è nen l'età ch'a l'è importanta Si et ses cojon, et ses cojon..."
(dall'Album "I Bogianen" - 1972)
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Cioè, non importa quanti anni hai: se sei un "cojon" (parola intraducibile dall'ampio spettro di significati, tra i quali stolto, sprovveduto, grullo), lo sei e basta.
Stessa cosa per un ladro: potrà cambiare metodi e obiettivi, ma molto difficilmente smetterà di rubare.
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Stefania Marello da un'idea di Paolo Marchiori - ACC


Campagna per la sicurezza degli anziani "Adotta un gorilla"
IDRAULICO FLUID GENDER NON RIESCE PIÙ A INSTALLARE IMPIANTI
Quando il signor Lavan Dino di Tirate sul Membro, piccolo comune del bergamasco, ha deciso di intraprendere l'attività da idraulico, non avrebbe mai immaginato di trovarsi di fronte a difficoltà per lui a dir poco incomprensibili.
Il signor Lavan, infatti, in fase adolescenziale ha scoperto di non sentirsi legato a un'etichetta di genere, cosa che all'epoca veniva definita "sesso incerto", perlopiù con accezione spregiativa, ma ora i tempi sono cambiati e, grazie a opportuni neologismi, può fieramente e finalmente definirsi "fluid gender" e sentirsi accettato dalla società.
Se questo ha risolto i suoi dubbi esistenziali, non ha certo favorito quelli professionali tanto che, confuso, non riesce più a realizzare impianti idraulici poiché rifiuta di collegare tubi "maschi" alle ""femmine", ritenendo che anche le tubazioni abbiano diritto di poter decidere per se stesse a quale genere appartenere a prescindere dalla forma che ha impresso loro il costruttore.
Sin da bambino avrebbe voluto fare il capotreno ma, essendo un "non binario" ha optato per l'idraulica, mestiere che credeva erroneamente alla sua portata.
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Paul Rice imbeccated by Gigio

Un impianto con decine di maschi e femmine, tecnicamente un'orgia di tubazioni
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Anche gli elettricisti e gli elettrotecnici, lavorando con connettori maschi e femmine, potrebbero incontrare difficoltà nella realizzazione di impianti. Nella foto una ciabatta, nonostante appaia zoccola.
UN PAIO È UN NUMERO PICCOLO E GAIO

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Gent.ma Accademia,
Vi scrivo per una disavventura a lieto fine. In realtà non ho risolto, ma mi sono posto domande in maniera costruttiva, che vi sottopongo nella speranza di una lieta risposta.
Oggi in panetteria ho ordinato un paio di baguette e il fornaio mi ha chiesto: "Ne vuole due?".
Perplesso per questa precisazione, mi sono fermato a riflettere sul marciapiede e ho improvvisato un sondaggio interrogando i passanti. Alla domanda "Se ordino un paio di panini, quanti me ne deve dare il fornaio?", la maggior parte degli intervistati rispondeva "Due o tre".
Ora mi domando cosa significhi "paio", perché mi sento confuso.
Per me paio significa due, senza se e senza ma; invece potrebbe voler dire "due o tre" o anche uno, dal momento che quando si chiede un paio di mutande o un paio di pantaloni, ti vendono una sola mutanda e un solo pantalone.
E ancora: perché, invece, un paio di calzini ne contiene due, ma dopo la prima lavatrice il paio diventa un calzino solo?
E infine, ho davvero posto un paio di domande?
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Un lettore
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Ecco un paio di domande interessanti, delle quali ringraziamo l'attento lettore.
Quanto vale numericamente un paio di qualsivoglia oggetti? La risposta non è così semplice.
Il nostro lettore, nella sua ingenuità, si aspetta che valga sempre ed esclusivamente due, così come una dozzina vale dodici, un trio vale tre, un duo vale due e un saio vale uno, perché con un saio si veste un solo frate. Anche con un paio di mutande si veste un solo frate, ammesso che i frati contemplino le mutande sotto il saio, cosa che l'ACC non garantisce.
Infatti, un paio di mutande, un paio di pantaloni, un paio di forbici e un paio di occhiali valgono uno, ma la consuetudine linguistica italiana li definisce "paio" a causa della loro forma doppia e simmetrica rispetto ad una ipotetica linea centrale. Questa linea nelle forbici passa nel punto di snodo, nei pantaloni passa attraverso la patta (non per nulla si dice "pari e patta"), e nelle mutande divide a metà (sempre ipoteticamente!) i gioielli di famiglia.
Ma il paio, forse per il suono rotondo della parola, con ben tre vocali su quattro lettere, piacque alla gente semplice sin dagli albori dell'italiano, e si è sempre usato a sproposito, per definire una quantità tanto piccola quando imprecisata: un paio di mele, un paio di panini, un paio di margherite, per dire poche mele, qualche panino, poche margherite. Questo modo di dire è diventato di uso comune, tranne che per i pignoli, per gli appartenenti al segno della Vergine con ascendente spaccamaroni, e per i cercatori di pelo nell'uovo.
Tuttavia, se vogliamo essere precisi (ma non pignoli, e nemmeno spaccamaroni) dobbiamo far notare che l'etimologia di paio deriva dal latino par paris, che significa pari, in senso numerico. Perciò, se mi vengono chieste un paio di mele, potrò dare due o quattro mele, ma certamente non tre che è numero dispari.
Esiste poi un altro modo di dire popolare e molto diffuso che utilizza la parola in questione: un paio di balle. Si usa come risposta negativa ad una domanda, e significa un no categorico, assoluto, come si evince dal seguente dialogo:
- Sono rimasto a secco di contante. Vero che mi presti cento euro da giocare in Gratta &Vinci?
- Vero un paio di balle!
Quanto ai calzini, lei saprà che il fenomeno dei calzini divorati dalla lavatrice è tuttora oggetto di studi, e se vuole saperne di più dovrebbe leggere l'articolo pubblicato in precedenza "La giornata nazionale del calzino spaiato".
Spero di aver chiarito la sacrosanta curiosità del nostro interlocutore, che ci ha interpellati su un argomento di fondamentale importanza, linguistica e culturale.
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Dottoressa Stephanie Hop-là
imbeccata dal Geometra Paul Rice - ACC

Un modo di rappresentare l'espressione colorita "Un paio di palle"
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Due pantaloni si definiscono un paio di pantaloni o due paia di pantaloni?
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IN ARRIVO I VERI AMMORTIZZATORI SOCIALI
Da anni si parla di ammortizzatori sociali, ma nessuno pare averci capito molto.
Dal punto di vista lavorativo consistono in tutte quelle misure atte al sostegno dei lavoratori che dovessero trovarsi momentaneamente in stato di disoccupazione.
A causa della crisi economica e della difficoltà a reperire materie prime, anche i prezzi degli ammortizzatori idraulici, pneumatici e a effetto magnetico hanno subito impennate imprevedibili, mettendo in difficoltà milioni di automobilisti.
L'associazione metàmeccanici di Brevigliasco, sfruttando l'altra "metà", precisamente quella socioeconomica, ha brevettato gli unici veri ammortizzatori sociali in carne ed ossa… ooops in acciaio e gomma.
Si tratterebbe di ammortizzatori come quelli comunemente in uso sugli autoveicoli, facilmente rimovibili e reinstallabili in pochi minuti su altri mezzi di trasporto.
In questo modo sarebbe possibile "spostare" da un'auto all'altra gli ammortizzatori messi a disposizione degli automobilisti economicamente in difficoltà, con notevole risparmio in termini economici.
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Paul Rice - ACC

Con questo metodo il costo degli ammortizzatori viene agevolmente ammortizzato
IL GIRO D'ITALIA IN SMART WORKING
Per la prima volta il Giro D'Italia è in modalità smart working.
Sinora gli appassionati osservavano gli atleti stando comodamente seduti sul divano, ma ora è possibile partecipare dal soggiorno di casa, magari guardando la corsa in presenza alla TV o, per chi non ama il ciclismo, seguendo un bel film.
Questo innovativo sistema, il Giro 2.0, ha dato il suo primo vincitore in smart working alla ventiquattresima tappa, la Brevigliasco - Tribolate sul Serio.
Si tratta di Pierpaolino Impantanato del Gruppo Sportivo Scars Team che ha letteralmente surclassato gli agguerriti campioni in presenza, atleti del calibro di Armirail, Almeida, Roglic e Caruso.
Purtroppo al termine della gara il vincitore è stato escluso e gli è stata revocata la vittoria della tappa. Dopo aver superato brillantemente l’antidoping presieduto dal suo nutrizionista di fiducia, il vincitore Pierpaolino, è stato squalificato per aver usato una cyclette a pedalata assistita.
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Paul Rice – ACC

Pierpaolino Impantanato tenta la fuga sulla Piana di Brevigliasco a pochi minuti dalla partenza.
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Dalle riprese dall'alto si vede chiaramente che il Pierpaolino sta usando un "incentivo" artificioso per aumentare l'intensità della pedalata. Fortunatamente, grazie all'intervento degli esperti in nutrizione, si stabilisce che ciò non costituisce doping. Inoltre le analisi del sangue non rilevano tracce di creme spalmabili alla nocciola, note sostanze proibite agli atleti.
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Il sospetto: potrebbe esserci un meccanismo per la pedata assistita all'interno del carter? Si noti che per le gare da casa si utilizzano comode pantofole.
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Il fotogramma dell'autovelox sulla ripida salita di Tribolate sul Serio che inchioda il nostro Pierpaolino: oltre alla squalifica, rimedia anche una salata contravvenzione e una decurtazione di dieci punti sulla patente.
OROSCOPO 2.0
Cambiano i tempi e tutto si evolve. Un tempo era normale parlare di cavalli, ora di auto e moto. Non ci spostiamo più con la diligenza, ma con treni superveloci.
Anche l'astrologia dovrebbe opportunamente adeguarsi ai tempi, ecco perché l'Accademia dei Cinque Cereali ha immaginato i segni zodiacali del terzo millennio.
Paul Rice – ACC
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L'Ariete, un tempo utilizzata per sfondare le porte è ormai obsoleta. Oggi apre molte più porte un ATTO GIUDIZIARIO.
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Il Toro potrebbe essere sostituito da un moderno TRATTORE.
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Con le crisi delle nascite i Gemelli lasciano il posto al MONELLO (il figlio unico).
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Quel bellissimo crostaceo che rappresenta il Cancro, è ormai stato soppiantato e soppiattato dall'OSTRICA.
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Anche il re della giungla, il Leone, potrebbe essere sostituito dal signore della città: il CINGHIALE.
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La Vergine potrebbe essere rimpiazzata dalla MILF
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Un tempo la Bilancia era necessaria a tenere il proprio peso sotto controllo ma, nel terzo millennio, si dimostra più efficiente una DIETA equilibrata
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Il segno dell'ABARTH potrebbe soppiantare il vecchio Scorpione.
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Il Sagittario, noto lanciatore di frecce, potrebbe essere superato da un moderno FUCILE di precisione.
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Il Capricorno è un animale ormai anacronistico e assai impegnativo, meglio un autonomo e indipendente GATTO
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In soggiorno è più divertente guardare un TELEVISORE maxischermo che osservare per ore il solito Acquario.
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La miglior musica, si sa, è il silenzio, quindi i Pesci rappresentavano al meglio questa filosofia. Con l'avvento dello STEREO, fortunatamente, è cambiata la suonata.
STORYCETTE DELLA NONNA - LA POLENTA
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Si tratta di uno dei piatti più antichi al mondo.
Il termine polenta deriva dal latino puls, una miscela di acqua e farro macinato cotta sul fuoco, che costituiva la base dell'alimentazione delle antiche popolazioni italiche.
Dopo che il mais fu importato dall'America da Cristoforo Colombo nel 1493, la sua coltivazione si diffuse soprattutto al Nord. Sembra siano stati i friulani i primi ad usarlo per farne una farina granulosa con la quale preparare il puls. Come la parola "puls" sia diventata "polenta" è tuttora discusso dagli storici. L'ipotesi più probabile è riportata in uno dei più antichi e autorevoli testi di Storia della Nutrizione, il Manuale Bocconcelli del dottor Carlo Magno Bocconcelli, detto Maisazio. Secondo il Maisazio i popoli che abitavano il Nordest italico erano di natura pacifica, flemmatica e un "po' lenta", da cui il nome del loro piatto forte.
La polenta, dopo essere stata per secoli la base dell'alimentazione dei contadini, viene offerta oggi nei ristoranti di montagna, nei rifugi, servita in piatti di pietra lavica resistente al fuoco, ad una temperatura pari all'altitudine in metri: dagli 800 gradi centigradi in su. Essa fuma per ore, e il fumo si diffonde nell'ambiente circostante, facendo risparmiare i gestori sul riscaldamento del locale. Infatti, la polenta, come i vulcani, può essere di due tipi: attiva o spenta. I mangiatori di polenta conoscono molto bene le sue proprietà termiche, ma a volte può capitare ad un commensale sprovveduto e affamato di mettersi in bocca un pezzetto di polenta non ancora spenta, e di provocarsi ustioni di secondo grado guaribili in due settimane.
La polenta verace viene cotta a lungo sul fuoco dentro un paiolo, una specie di secchiello con fondo concavo. Si fa riscaldare l'acqua fin quasi all'ebollizione e vi si versa la farina di mais lentamente, rimescolando con un lungo bastone per circa un'ora. A cottura ultimata la si versa su un tagliere di legno per essere affettata. Se non avete in casa un camino o una stufa a legna e volete comunque cimentarvi, non comprate un paiolo, perché non sarebbe stabile sui vostri fornelli, né sulle piastre a induzione, sulle quali inizierebbe a piroettare come una ballerina solista. Usate una pentola grande, con fondo pesante, e preparatevi a mezz'ora di rimestamento con una mano, tenendo ferma la pentola con l'altra; se lo fate sovente vi verranno dei bicipiti robusti senza dover frequentare una palestra. Oppure acquistate le farine precotte, che vi eviteranno gran parte della fatica, ma sappiatelo: non sarà una polenta DOC, e nemmeno una polenta CDC (Come Dio Comanda).
C'è una domanda che i nutrizionisti si sentono porre frequentemente: la polenta fa ingrassare? Se consumata calda sì, perché ha molte calorie. Ma anche da fredda sembra che venga nuovamente riscaldata dai visceri, riacquisti le sue calorie, e si depositi nel girovita sotto forma di ciambella.
Varianti del passato e del presente sono la polenta taragna, la polenta bianca, la polenta bramata. Variante del futuro: la polenta di farina di grillo, decisamente non bramata dalla sottoscritta.
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Curiosità culturali
La polenta compare anche in alcune famose opere letterarie: chi non ricorda il soprannome di "Polentina" affibbiato a Geppetto per il colore della sua parrucca? O Guido da Polenta, signore di Ravenna, citato nella Divina Commedia?
Il nome latino 'puls' assomiglia notevolmente a 'pus', non solo nella grafia, ma anche nel colore e nella consistenza. Ma secondo L'Accademia dei Cinque Cereali le due parole non sono etimologicamente imparentate, nemmeno alla lontana.
Su questa ultima pillola di sapere vi lasciamo al vostro piattone di polenta gialla e fumante, e vi auguriamo buon appetito.
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Nonna Abeffarda - ACC

Polenta attiva
(Il vapore che fuoriesce dal magma polentoso può raggiungere temperature variabili fra 800 e 1200°C)

Polenta spenta
(Si notino i cristalli di Polentite a forma di parallelepipedo)
SPECIALE ALIMENTPSICANALISI: LA PIATTAGORAFOBIA
La piattagorafobia, detta anche la sindrome da piatto semivuoto, contrariamente a come si potrebbe pensare, non consiste nel timore di avere cibo insufficiente a placare la propria fame, si tratta invece di una sensazione di paura soggettiva nel vedere il piatto non interamente ricoperto da cibo.
Generalmente colpisce coloro ai quali vengono serviti piatti che non raggiungono almeno il 70% della copertura con buone e succulente pietanze.
In letteratura scientifica non esiste questa patologia di origine psicosomatica, poiché è appena stata scoperta dal dott. Gioz, psichiatra dei computer di fama intercondominiale, studiando su se stesso le reazioni da piatto semivuoto.
Calcolando i tempi tecnici per andare in stampa, è possibile che le riviste mediche non inizieranno a parlarne e a studiare il problema prima della prossima estate.
Come capire l'esatta copertura di cibo in un piatto?
Pare sia stata realizzata una nuova APP che permetterebbe di calcolarne la copertura in tempo reale semplicemente fotografandolo.
Il nome della applicazione è piuttosto intuitivo, si tratta della APP PARECCHIA.
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Paul Rice – ACC
Risotto ai funghi: copertura 84%.
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La APP non si fa ingannare dai piatti gourmet a "cappello di prete": viene calcolata anche la "tesa" come superficie utile. Questa copertura non supera il 45%.
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Copertura da brivido per chi soffre di piattafgorafobia. Anche senza l'utilizzo della APP è evidente che si spaventerebbe anche un anoressico.
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La APP riesce anche a calcolare la copertura in piatti di questo tipo, calcolando altresì la percentuale relativa di ciascun settore
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Inutile tentare di ingannare la APP asportando una fetta: la pizza raggiunge sempre il 100% di copertura. In pizzeria il piatto viene scelto in base al diametro della pizza.
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Una funzione della APP, specifica per il fritto misto alla piemontese, oltre alla copertura del vassoio,
permette di calcolare la percentuale di mele, amaretti, semolini, Pavesini, olive, ecc.
Gli scritti che contengono riferimenti a persone realmente esistenti hanno il solo scopo (si spera) di far sorridere e sono frutto del vaneggiare degli autori. Se tuttavia qualcuno non gradisse un articolo o una sua parte può chiederne la rimozione all’indirizzo di cui sopra, motivando l’istanza.
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