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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

LA MOSCA COCCHIERA IN PILLOLE

IN PILLOLE

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Le coppie che condividono i lavori di casa fanno più sesso. Uno studio condotto da sessuologi australiani sostiene che il lavoro che le donne devono fare in casa, col relativo carico di stanchezza e ansia, causa un fisiologico calo di libido. Non è colpa delle donne, ma del carico extra di ore di lavoro, che riguardano l’organizzazione familiare e spengono l’entusiasmo tra le lenzuola. La ricerca, pubblicata sul Journal of Sex Research, ha analizzato le risposte di 299 donne australiane tra 18 e 39 anni a un questionario che misurava il desiderio sessuale. I risultati hanno mostrato che le donne in relazioni paritarie (in termini di lavori domestici e carico mentale) erano più soddisfatte, e provavano più desiderio sessuale rispetto alle donne impegnate in relazioni disuguali, che registravano il calo di libido. La ricerca ha mostrato che le relazioni a lungo termine sono associate alla diminuzione del desiderio per le donne, ma anziché imputarlo alla classica noia, gli studiosi riscontrano che il calo è ascritto sempre alla disparità di compiti. L’insoddisfazione è fattore di rischio principale di minore desiderio nelle donne, anche più di impatti fisiologici dell’età e menopausa. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Ho sempre privilegiato rapporti di coppia non vincolanti. In tale modo sono possibili soddisfacenti rapporti sessuali senza routine lavorative”.

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Scambiarsi nomignoli fa bene alla coppia. Nulla crea affiatamento nella coppia quanto il linguaggio della dolcezza che riporta all’amore puro e disinteressato della mamma, fatto di espressioni affettuose. Quei teneri nomignoli dell’infanzia legano affettivamente per sempre genitori e figli, poi rendono la relazione intensa e solida. I vezzeggiativi che nei bambini liberano dopamina e serotonina, neurotrasmettitori del benessere e del sentirsi amati, tornano a manifestarsi in età adulta, da innamorati e corrisposti, e ci si rivolge all’altro con un adorabile nomignolo. Ci ha creduto una Psicolinguista, e Professoressa di Psicologia all’Università di Boston, Jean Berko Gleason, che ha condotto anni di studi con il suo gruppo di lavoro, arrivando a delle interessanti conclusioni: “Le basi emozionali che si percepiscono nei confronti del compagno possono essere le stesse provate da bimbi verso i genitori se il linguaggio riporta alla mente le dinamiche indiscutibili di intimità, e di affettuosa complicità”. La psicoterapeuta Anna D’Ecclesiis, esperta di Psicologia della comunicazione, ha spiegato: “La comunicazione è un indicatore significativo dell’intimità di coppia, e quindi del livello di complicità tra due persone. E, oltre al modo di comunicare tra adulti, pragmatico e organizzativo, sono preziosi altri modi infantili, basati sulla spontaneità e l’affetto, poiché i bambini comunicano con le emozioni. Complicità, segreti intimi fatti anche di vezzeggiativi, nella sfera privata, sono un collante della coppia, la rendono più forte, meno esposta a crisi, in grado di superare le difficoltà”. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “E magari fare sempre del sano sesso, senza tante pippe?”.

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Se hai difficoltà a stare in piedi su una gamba non va bene. Le persone di mezza età e gli anziani che non riescono a restare in equilibrio su una gamba per più di 10 secondi hanno il doppio di probabilità di morire entro 10 anni, rispetto a chi riesce. Un gruppo di esperti di Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Finlandia e Brasile ha esaminato la relazione tra equilibrio e mortalità. Coordinato dal dottor Claudio Gil Araujo della Clinica di medicina dell’esercizio Clinimex a Rio de Janeiro, il gruppo ha pubblicato sul British Journal of Sports Medicine uno studio che suggerisce che il test sull’equilibrio dovrebbe essere incluso nei controlli sanitari di routine per gli anziani. Tra il 2008 e il 2020 sono state testate 1.702 persone, tra 51 e 75 anni. Una persona su cinque (21%) ha fallito il test. L’incapacità è stata associata all’aumento dell’84% del rischio di morte per qualsiasi causa. Lo studio ha dei limiti, essendo i partecipanti brasiliani bianchi: i risultati potrebbero variare con altre etnie e nazioni. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino, 107 anni: “Non ci riesco, me ne frego. E sono ancora vivo”.

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