Umorismo di sostegno
PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016
ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ
Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.
DOPO LO SCIOPERO DEI TRASPORTI ARRIVA QUELLO DEI TRASPORTINI
Il S.I.M.P.A.T.I.A. (Sindacato Italiano Medi e Piccoli Animali Trasportabili In Autonomia) ha annunciato uno sciopero dei trasportini previsto per venerdì prossimo.
L’astensione dal lavoro interesserà soprattutto cani, gatti, criceti, furetti, maialini d’India, polli e galletti, che subiranno disagi sulla circolazione.
È prevista una fascia di rispetto per i servizi essenziali come i trasporti dal veterinario o alle cliniche mediche, mentre non saranno garantiti gli spostamenti verso attività come toelettature o estetisti.
Paul Rice – ACC

PRENDERE IL BLU CON FILOSOFIA
In Piemonte abbiamo un simpatico modo di dire dialettale: dé l’bleu, letteralmente dare il blu. Il suo significato metaforico è piantare in asso, mancare all’appuntamento, o interrompere una relazione senza preavviso. La colorita (e colorata) espressione ha radici storiche. Si riconduce a fatti accaduti nel 1815 durante la Restaurazione, quando il Piemonte si liberò dal giogo napoleonico, e le insegne francesi vennero dipinte di blu, colore rappresentativo dei Savoia. Tutto ciò che inneggiava al precedente periodo venne coperto da quel colore, per rivendicare l’autorità savoiarda sul regime napoleonico.
Oggi, quando una relazione amorosa si interrompe perché uno dei partner si defila senza dare spiegazioni, si parla di ghosting, ennesimo termine inglese fra i tanti spacciati continuamente dai Media. Chi sceglie di fare ghosting si cancella di punto in bianco dal sito di incontri, dai Social e dai contatti dell’altro, diventando un ghost, un fantasma, un’entità invisibile nel mondo online.
Se questo sembra già brutto, di recente è stato superato dal cosiddetto banksying, una forma di abbandono più subdola, che implica un periodo di distacco emotivo e di lunghi silenzi, che preludono alla rottura finale. La parola deriva dal famoso artista di strada Banksy, noto per i suoi murales, che appaiono a sorpresa ma scompaiono in modo altrettanto inaspettato.
I nonni di oggi ricordano sistemi più casalinghi, ma altrettanto crudeli, usati ai tempi in cui non c’erano né internet né i cellulari. Quando ci si voleva “sfidanzare”, si chiedeva alla mamma di rispondere al telefono, dopo averla ben istruita su cosa dire nel caso fosse la persona che si voleva evitare: “Non c'è… mi dispiace… non so dove sia, né quando rientra”. Le mamme bugiarde si rendevano complici dei figli codardi, e forse questo era il lato più squallido della situazione. Non c’era bisogno di sapere l’inglese: dopo un certo numero di queste risposte anche il più insistente dei fidanzati capiva. A volte si sfogava con il migliore amico; i più disperati scrivevano lettere alla “Posta del Cuore” di qualche rivista.
Si soffriva, certo, ma si sopravviveva. Il momento della rottura di un rapporto di coppia è sempre doloroso, e lo è ancora di più se il partner non si prende nemmeno la responsabilità di affrontare l’argomento vis a vis, negandosi a ogni richiesta di spiegazione. Definire certi comportamenti con parole inglesi non cambia la sostanza, né rende meno carogna chi la pratica.
In conclusione, bisognerebbe essere avvisati fin da piccoli che l'amore è un sentimento umano, e come tale si modifica nel tempo: la passione si spegne, le aspettative cambiano e, pur senza un motivo evidente, ci si sveglia un mattino non più innamorati. Sarebbe opportuno insegnare che la sincerità è il modo migliore di affrontare l’argomento in una relazione. Soprattutto, bisognerebbe ricordare che il tempo attenua ogni sofferenza, e anche per chi viene lasciato c’è ancora vita e possibilità di future gioie.


DECRETO ANTI CAOS CIMITERIALE

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LA PRIMA NORMA PER IL PRIMO NOVEMBRE
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Ognissanti è da sempre il giorno dedicato ai propri cari, ma è anche motivo ansia per le migliaia di persone che si riversano contemporaneamente al cimitero, con la preoccupazione di non trovare parcheggio nel raggio di due chilometri.
Ricordare i propri cari il giorno dedicato ai Santi invece che il giorno successivo, dedicato ai defunti, non è un tentativo estremo di sperare che siano già beati, ma una necessità, visto che, normalmente, il 2 novembre i non defunti lavorano.
A nulla serve ingegnarsi, prevedere partenze intelligenti, che spesso danno ottimi risultati per le vacanze di agosto, oppure cercare di raggiungere il camposanto con mezzi pubblici, o anche dormire in un loculo abbandonato nel sacco a pelo.
In alcune città si organizza furbescamente la Strasepolcri, una mezza maratona sportiva amatoriale che fa tappa nei vari cimiteri, consentendo di parcheggiare l’auto in zona decentrata per poi recarsi al cimitero a piedi.
A risolvere la questione potrebbe pensarci il governo, la notte di Halloween, con un decreto-scherzetto che scaglionerà i visitatori dei defunti.
La norma di attuazione potrebbe prevedere la possibilità di visitare i propri cari "a targhe alterne", in base al cognome che compare sulla targa della lapide:
- Dalle 8 alle 10: defunti dalla A alla D
- Dalle 10 alle 12: defunti dalla E alla H
- Dalle 12 alle 14: defunti dalla I alla N
- Dalle 14 alle 16: defunti dalla O alla S
- Dalle 16 alle 18: defunti dalla T alla Z
Marito e moglie, se non hanno la fortuna di avere cognomi che rientrano nella stessa fascia, dovrebbero recarsi al cimitero al massimo due volte nella stessa giornata.
Un po' più problematica la situazione delle famiglie allargate, che potrebbero dover fare più giri cimiteriali in orari differenti.
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Alle 6 del mattino solitamente c’è poco viavai, purtroppo i cimiteri aprono alle 8
LA RISTAMPELLATA: questo articolo è stato scritto tra il 2016 e il 2018 e viene qui riproposto a grande richiesta.
IL RITORNO ALL'ORA SOLARE

IL RITORNO ALL'ORA SOLARE CI HA PERMESSO DI DORMIRE UN'ORA IN PIÙ MA CHI NON AVEVA SONNO CHE COSA HA FATTO?
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Siamo ritornati all'ora solare da una settimana, e i nostri bioritmi si sono abituati al trauma, diventando all'incirca circadiani come sempre. Si sente ancora qualche discussione fra i contrari, che vorrebbero l'ora solare tutto l'anno perché patiscono il doppio cambio, e i sostenitori, che si sbizzarriscono nelle più svariate teorie sui benefici di questo biennale giramento di sfere (le lancette dell'orologio), e di palle (le nostre).
I sostenitori del giramento suddetto si suddividono a loro volta in due categorie: gli amanti della luce naturale fino a tardi, che favorirebbe le attività sportive all'aperto, e i convinti del millantato esorbitante risparmio energetico. Ma se si scava più a fondo nelle loro vite, si scopre che i primi sono sovente sedentari, inclini a trascorrere il tempo libero sul divano, e i secondi non si curano nemmeno del loro, di risparmio, poiché tengono il condizionatore al massimo e dimenticano luci, televisori e computer accesi.
Ma il cambio dell'ora è indifferente ad ogni opinione, e si verifica ineluttabilmente, annunciato qualche giorno prima dal tam tam dei notiziari, dal passa-parola e dagli innumerevoli dememe (meme demenziali) che invadono internet, giocando sui doppi sensi del 'mettere dietro', 'portare indietro' e altre infantili amenità.
Spostare le lancette è obbligatorio per tutti, e nessuno protesta. C'è da chiedersi come mai. Perché le piazze non sono invase dai No-hour-pass, da cortei di protesta per questa feroce dittatura temporale, per i danni al DNA provocati dal lag jet, e per l'evidente complotto della Swatch e delle aziende che vendono gli integratori di melatonina? Nessuno lo sa. Le uniche deboli proteste sono quelle dei neonati, che ancora non sanno leggere l'orologio, ma sanno benissimo quando è l'ora della poppata. Ma i neonati in Italia sono sempre meno, inoltre non votano, non twittano e non vengono invitati ai talk-show.
Il diktat è sempre uguale, da decenni: stanotte, caro popolo di imbecilli distratti, sposterete indietro le lancette e dormirete un'ora in più.
E chi soffre di insonnia? Peggio per lui: soffrirà un'ora in più rigirandosi nel letto.
L'IRIDE (Istituto di Ricerche Inutili e DEmenziali) ha intervistato un campione rappresentativo di individui soggetti a disturbi del sonno, chiedendo come abbiano trascorso quella specifica ora, e ottenendo le risposte che qui riportiamo.
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Gli obbedienti (50%)
Queste persone, consapevoli della loro difficoltà nel prendere sonno, hanno assunto un sonnifero, per essere sicuri di ottemperare a quanto richiesto dal Governo: dormire un'ora in più.
Una piccola parte di questi, invece, ha preferito non assumere farmaci e provare a dormire con metodi naturali, tipo tisane e camomille (che forse funzionerebbero, se non fossero anche diuretiche), o la tradizionale conta delle pecore. Ma anche quest'anno c'è stato, in coincidenza non casuale con il ritorno all'ora solare, uno sciopero generale delle pecore, proclamato dal sindacato sciovinista S.C.I.OV.I. (Scioperi Controllati e Integrati degli Ovini Italiani). Le pecore, al belato unanime di "Contarci tutte, contarci meno", correvano qua e là, disordinatamente, e non si lasciavano contare. E non si vedeva in giro nemmeno un pastore, ma che dico, nemmeno un cane pastore, perché tutti impegnati nelle trattative con lo S.C.I.OV.I. Insomma: un'ora di insonnia nel caos totale.
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I lettori (25%)
Questi hanno provato a leggere un libro o una rivista per tutta l'ora, ma per evitare di essere denunciati da qualche vicino impiccione, leggevano sotto le coperte alla luce di una torcia. Tutti hanno ammesso di non aver capito un tubo di quanto letto.
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I pignoli (25%)
Sono coloro che, con svizzera precisione, hanno voluto sistemare tutti gli orologi di casa esattamente alle due di notte, come da direttiva ufficiale. La maggior parte ha ammesso di non esserci riuscita, perché l'operazione è così noiosa da risultare fortemente soporifera. Perciò, dopo aver cambiato l'ora su alcuni orologi, colti da sonnolenza irresistibile, sono crollati addormentati, senza riuscire a completare l'operazione. Il mattino dopo non ricordavano più quali orologi avessero l'ora solare e quali quella legale. Conclusione: all'ora di pranzo non c'era un orologio che segnasse l'ora giusta.
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Stefania Marello - ACC


Contale, se ne hai il coraggio!
LA MOSCA COCCHIERA IN PILLOLE

IN PILLOLE
I videogiochi riducono stress e ansia, e stimolano la creatività, quindi favoriscono la felicità. Lo rileva “The power of play”, studio condotto su 24mila videogiocatori di 21 Nazioni, tra le quali l’Italia, presentato a Pesaro nella Giornata mondiale sulla salute mentale, durante il Festival sui videogiochi a impatto sociale. Coordinata da ESA, Entertainment Software Association, con Iidea (l’associazione di categoria dell’industria dei videogiochi in Italia) e Video games Europe, dimostra che in Italia il 71% dichiara di giocare per rilassarsi e ridurre lo stress, il 60% come antidoto contro l’ansia, il 49% per combattere la solitudine, e il 54% per aumentare la felicità quotidiana. Il sollievo dallo stress risulta tra i tre principali benefici percepiti in tutte le 21 Nazioni coinvolte. Un videogiocatore su due afferma di giocare per stimolare la mente. I generi più amati sono i puzzle game (51%), seguiti dai giochi d’azione (35%), e basati su abilità o fortuna (33%). Gli italiani riconoscono ai videogiochi un ruolo nello sviluppo di competenze professionali: il 34% ritiene che l’esperienza videoludica abbia avuto impatto positivo sul percorso lavorativo o formativo, grazie a creatività (70%), problem solving (67%), lavoro di squadra (64%), pensiero critico (57%), e gestione del tempo (50%). Il 28% afferma che i videogiochi hanno influenzato le proprie scelte di studio o di carriera. Sul piano sociale, il 39% dei genitori intervistati afferma che giocare insieme ai figli ha migliorato la relazione familiare, il 61% riconosce ai videogiochi la capacità di creare connessioni sociali. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Mai giocato, e non ho mai riscontrato una tale quantità di facezie in un’unica cosiddetta ricerca. Se ho figli sparsi nel mondo, non li conosco”.
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È nato prima l’uovo o la gallina? La gallina! La proteina OC-17, essenziale per la formazione di gusci robusti, viene prodotta esclusivamente dalle galline. Senza questa proteina, i gusci non possono formarsi correttamente. Le uova con l’OC-17 possono provenire solo da una gallina. I ricercatori hanno analizzato i gusci d’uovo utilizzando tecniche biochimiche avanzate, confrontando le proteine di vari uccelli: l’OC-17 è stata trovata soltanto nelle uova di gallina, dimostrando il suo ruolo unico nella formazione del guscio. Questa fondamentale proteina aiuta a cristallizzare il carbonato di calcio, rendendo il guscio più resistente, per proteggere l’embrione in sviluppo. Lo studio risolve un antico enigma biologico, e offre spunti affascinanti su come le proteine si evolvano e si specializzino in natura. Mostra come molecole come l’OC-17 possano avere un ruolo cruciale nel determinare i risultati evolutivi. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Scienziati, preferite la frittata oppure il brodo di gallina?”.
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Siamo sempre più stanchi. Un americano su tre si sveglia esausto e la produttività lavorativa ne risente. Un sondaggio di Talker Research su 2.000 americani rivela cosa ci ruba l’energia, e non è solo il lavoro che lascia esausti. Le interazioni sociali, le faccende domestiche, e persino il clima sono i principali responsabili della nostra crisi energetica quotidiana. Una ricerca, commissionata da Zipfizz, ha rilevato che un terzo degli americani incolpa il proprio lavoro per la stanchezza: è solo una parte delle cause. Essere interrotti nel parlare è in cima alla lista delle perdite di energia sociale, secondo il 15% degli intervistati, le chiacchiere imbarazzanti seguono con l’11%, poi le interazioni col servizio clienti (9%) e le conversazioni con sconosciuti (9%) completano la classifica delle situazioni sociali energeticamente dispendiose. Poi i consigli non richiesti (8%), i pettegolezzi in ufficio (6%) e le videochiamate di gruppo (4%). La mancanza di sonno di qualità incide con il 42%, il ciclo infinito di lavori domestici e faccende con il 28%, poi le preoccupazioni finanziarie (26%), il maltempo (20%), e le interazioni sociali noiose (19%). Anche nel fine settimana, non arriva il sollievo: il 48% si sente distrutto nei giorni di riposo. Marcela Kanalos, portavoce di Zipfizz: “Le nostre energie sono messe a dura prova anche prima del pranzo. C’è la soluzione. La vera energia deriva da scelte piccole e costanti: dormire meglio, idratarsi e avere tempi di inattività significativi che si sommano nel tempo”. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Anche voi vi siete stancati leggendo questo sproloquio?”.
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ChatGPT fa diventare più stupidi? Uno studio del MIT Media Lab, col Wellesley College Massachusetts e il College of Art and Design, ha conclusioni preoccupanti. 54 partecipanti, osservati più mesi per valutare l’impatto dell’IA sulla memoria, sul pensiero critico, e sul coinvolgimento cognitivo, ha stabilito che chi la sfrutta per scrivere manifesta un serio declino cognitivo. Lo studio, Your Brain on ChatGPT, ha suddiviso i partecipanti in tre gruppi. A ciascun gruppo è stato chiesto di scrivere saggi in 20 minuti su temi analoghi a quelli del SAT scolastico, la prova con cui gli studenti americani accedono all’Università. Si sono mescolati test con ChatGPT, i motori di ricerca, o senza strumenti esterni. L’attività cerebrale è stata monitorata tramite elettroencefalografia (EEG) su 32 aree del cervello poi valutata da correttori umani. Riscontrati valori più bassi di connettività nella banda alfa, associata alla memoria e al linguaggio, lacune nella memoria, e difficoltà nella strutturazione del pensiero, maggiore pigrizia cognitiva con riduzione della consapevolezza autoriale. La coordinatrice dello studio, Nataliya Kosmyna, spiega che l’uso precoce dell’IA nei contesti scolastici è particolarmente rischioso per i cervelli in fase di sviluppo. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Ci sono molti stupidi senza interventi tecnologici esterni”.
CERA UNA VOLTA

Il tempo delle cere
Negli anni cinquanta e sessanta i pavimenti degli appartamenti di città erano in graniglia, oppure in marmo e in legno nelle abitazioni più lussuose. In tutti i casi si lavavano e poi si lucidavano a specchio con la cera. La maggior parte delle mamme erano casalinghe, fissate con la pulizia e il decoro. "Fare bella figura" con gli ospiti era il loro obiettivo principale, poco importava se gli ospiti erano sempre gli stessi, cioè la vicina di pianerottolo per il rito del caffè, e la suocera e la cognata in visita la domenica. Perciò la casa doveva essere impeccabile e i pavimenti tirati a lucido.
La lucidatrice era quell'oggetto inquietante che ogni casalinga custodiva nel ripostiglio o sul balcone. Era dotata di svariati tipi di spazzole, che si dovevano utilizzare, in passaggi successivi, sul pavimento lavato e incerato a dovere. Era un arnese solo in apparenza disanimato. Quando si collegava la spina alla presa di corrente, la lucidatrice acquisiva una mostruosa vita propria: si illuminava, emetteva un rumore infernale e, mentre il sacco per la raccolta della polvere si gonfiava come una mongolfiera, essa iniziava a girare su se stessa a causa del moto vorticoso delle sue spazzole. E solo una casalinga esperta e ben allenata riusciva a dominarla e a sottometterla al suo volere.
Ricordo che, dopo che mia mamma aveva lavato, incerato e lucidato i pavimenti, la casa assumeva una dimensione sacra. Arrivando da fuori ti rendevi subito conto, dall'odore e dalle pattine schierate in attesa all'ingresso, che erano state effettuate le grandi manovre. Perciò entravi con circospezione, quasi come in un santuario: infilavi le pattine e ti avviavi strisciando i piedi, come uno sciatore di fondo in salita e senza bastoncini, fino al ripostiglio, dove era d'obbligo togliersi le scarpe e infilarsi le ciabatte. Se fuori pioveva o nevicava le scarpe le dovevi togliere sullo zerbino e lasciare sul pianerottolo, insieme all'ombrello. L'operazione non era semplice, specie se eri impacciato dall'impermeabile e dai guanti, e richiedeva una certa agilità e notevoli doti di equilibrio.
Su quel pavimento si sarebbe potuto mangiare senza dover utilizzare i piatti: non c'era una briciola, un'ombra, un alone; la polvere e i suoi migliori amici, gli acari, giacevano sconfitti e agonizzanti, risucchiati dentro il sacco. Tutto era sterile, terso, splendente.
Noi figli subivamo senza protestare l'obbligo delle pattine, la rumorosità invadente dell'attrezzo che sovrastava l'audio della TV dei Ragazzi, le raccomandazioni a raffica di mamma, di non sgocciolare vicino al lavello, di non camminare con le scarpe e di non sbrodolare a tavola. Accettavamo le sue rampogne in caso di errore.
E anche i padri accettavano le pattine senza discutere. In fondo era un piccolo scotto da pagare per avere riconosciuti i loro diritti a non dare una mano nelle faccende domestiche, a non occuparsi dei figli e della spesa, a dedicarsi soltanto al lavoro e alla carriera. E a coltivare il loro unico sogno: un cospicuo aumento di stipendio che rendesse possibile cambiare l'automobile con una più grande e potente.
E se la moglie non fosse stata d'accordo? Per ammansirla bastava regalarle il nuovo modello turbo di lucidatrice tedesca, extra piatta per infilarsi meglio sotto i mobili, con più spazzole e lo speciale accessorio per la perfetta lucidatura degli angoli.

IN ARRIVO GLI INCENTIVI ALLE INFRAZIONI STRADALI
Grazie alle sanzioni comminate agli automobilisti indisciplinati i comuni italiani riescono a far quadrare i bilanci.
Nel 2024 gli incassi dovuti alle multe per le infrazioni stradali hanno quasi raggiunto i due miliardi di euro dando ampio respiro alle casse dei comuni sempre in difficoltà a causa dei tagli imposti dalle leggi di bilancio.
Purtroppo i soldi non bastano mai e gli automobilisti, proprio per evitare pesanti esborsi e decurtazione di punti sulla patente, fanno il possibile per rispettare il Codice della Strada.
A trovare la soluzione, come sempre, ci pensa l’Accademia dei Cinque Cereali con una proposta che prende spunto direttamente dal marketing da supermercato.
Si tratterebbe di assegnare “punti ganascia” in base alle infrazioni commesse, per incentivare gli automobilisti a farsi multare.
Al raggiungimento di un determinato numero di punti, l’automobilista indisciplinato, potrà ritirare un premio oppure ottenere agevolazioni sui servizi.
Ogni comune potrà assegnare da 1 a 10 punti in base alle infrazioni che desidera incentivare.
I punti accumulati sulla patente, validi su tutto il territorio nazionale, saranno utilizzabili per ritirare premi che andranno dal deodorante per auto (20 punti), al set di tappetini o al portascì, per arrivare fino a premi di alto profilo come il carrello per trasporto motoscafo o addirittura l’auto sportiva nuova fiammante (900.000 punti). Sarà possibile altresì utilizzare i punti ganascia per ottenere sconti su carburante, pedaggi autostradali, parcheggi a pagamento e manutenzione all’autovettura.
Gli amministratori locali si sono prontamente attivati e hanno determinato l’assegnazione dei punti in base alle proprie esigenze:
i comuni ad economia prevalentemente turistica come Solona Romana, Sembrate Marittima, Marina di Piada di Romagna, e Tontolone al Tagliamento, allo scopo di incentivare il turismo, assegneranno il massimo dei punti ai parcheggi per divieto di sosta e alla guida con uso di cellulari;
i comuni lombardi ubicati nelle zone ad alta produttività come Tribolate sul Serio, Panzanate Brianza, Baggianate di Sotto, Frottola Valtrompia, Burlate sul Serio e Carognate sul Serio, avranno un occhio di riguardo per infrazioni come il superamento dei limiti di velocità e la mancata precedenza;
i comuni del milanese come Bufalona sul Naviglio, Cagate sul Naviglio e la confinante Cagate Sotto, promuoveranno la guida pericolosa e la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti zebrati;
altri comuni come Brevigliasco, Rimbambite Ticino, Fanfaluca Canavese e Fandonia Valdastico, sono propensi ad assegnare il massimo dei punti ganascia alla guida in stato di ebbrezza e mancato uso di cinture di sicurezza.


RITMI ALL’INCIRCA CIRCADIANI
Nei suoi primi mesi di vita, ogni bambino è in grado di scombussolare l’esistenza a tutta la famiglia, alterando completamente i ritmi sonno-veglia. I neonati, infatti, sono esserini particolarmente affamati, e necessitano di essere allattati anche la notte. Quando tutto va bene, il piccolo si sveglia piangendo, ma se viene subito nutrito e cambiato, dopo qualche coccola e qualche ruttino si riaddormenta. In questi casi si dice, con una soave metafora, che i genitori ‘hanno avuto culo’. Diversamente, il ‘culo’ se lo devono fare ogni notte, nel passeggiare e ninnare per ore il piccoletto inconsolabile, che si agita, strilla, e non vuol saperne di dormire. Alle prime ore del giorno, quando tutti si devono alzare per andare al lavoro o a scuola, l’indemoniato si addormenta beatamente nella culla, forse esorcizzato dalla luce del sole come i vampiri. In questi casi, l’esperto dice che il bambino non ha ancora sviluppato il corretto ritmo circadiano, cioè, detto in parole domestiche, scambia il giorno per la notte.
Il povero pediatra, oggetto di continue telefonate da parte dei genitori disperati, non può certo accontentarli prescrivendo dei sonniferi a un neonato, pena la cancellazione dall’Albo. Si limita a consigliare pazienza e biberon di camomilla, spiegando che i neonati non sviluppano il cosiddetto “orologio biologico” prima dei 3-4 mesi. Ma la camomilla non ha alcun effetto, se non quello di produrre tanta pipì che, a dispetto delle promesse della pubblicità, fuoriesce immancabilmente dal pannolino.
A volte, i 3-4 mesi diventano anche 15-18, come la naja di una volta, ma prima o poi anche il bimbo più ribelle si adegua agli orari normali, e finalmente il suo orologio biologico funziona bene per tanti anni, senza bisogno di sostituire la batteria.
Ma nell’età senile, proprio quando siamo in pensione, liberi dalla sveglia del mattino, e con la possibilità di dormire finalmente quanto ci pare, il nostro ritmo circadiano si guasta. Il motivo non si sa, forse un semplice capriccio di Madre Natura, che a volte si diverte a farci i dispetti.
Allora chiediamo aiuto al dottore, che non è più il pediatra paziente e rassicurante, ma un medico di base, perennemente scocciato dai lacciuoli della burocrazia sanitaria, sfinito dal carico di pazienti di terza, quarta e ormai quinta età, che lamentano disturbi d’ogni genere, e non si rassegnano all’invecchiare. Così ci liquida con gli integratori di valeriana, qualche ansiolitico dal blando effetto calmante, e qualche raccomandazione sul “corretto stile di vita” (espressione odiosa, usata con sottile perfidia dalla medicina occidentale per convincere i pazienti che è colpa loro se non stanno bene).
Ma noi non siamo malati; semplicemente ci svegliamo, a notte fonda, per l’urgenza di fare pipì. Andiamo in bagno, torniamo nel letto, ed ecco che, in qualche modo misterioso, entriamo in un varco temporale aperto sul passato, e ci ritroviamo neonati: svegli nel buio a occhi spalancati, pensieri confusi, pianto immotivato, incazzatura col mondo, energia disordinata che non sappiamo come utilizzare. Del resto, è notte: non possiamo certo alzarci e fare le pulizie, o peggio, fare una passeggiata nel parco, fra i pusher e la loro rassicurante clientela. Ci limitiamo perciò a leggere un libro, a smanettare sullo smartphone, a guardare un film sulle TV a pagamento, senza audio e con i sottotitoli per non disturbare i vicini.
Il sonno arriva solo al mattino, proprio come succede ai neonati rompiscatole. Ma guai a dormire di giorno - ci dicono - poiché il ritmo circadiano potrebbe invertirsi totalmente, e non sarebbe più possibile vivere nella società civile.
Così ci aggiriamo come zombie, lenti di movimento e di comprendonio, depressi e scontrosi. Insopportabili a noi stessi, e al resto del mondo.

IL BON TON DEL POSTEGGIO SELVAGGIO

DAL PARCHEGGIO AL PORCHEGGIO IL PASSO È BREVE
L’ultima Cassazionata. La Suprema Corte di Cassazione ha stabilito che è reato parcheggiare troppo vicino a un’auto già in sosta. E per questo ha condannato per violenza privata un tale che ha fermato l’auto vicino a un’altra, costringendone il proprietario a dover scendere dal lato opposto. Benissimo: ecco un nuovo pretesto ai vigili urbani e agli ausiliari del traffico per fare un altro po’ di cassa per il comune.
Il vecchio tarlo
Sono d'accordo, a volte posteggi negli appositi spazi già stretti e poi ti arriva uno che te la parcheggia fuori dagli spazi laddove, la sua auto ci passa al pelo, a 10 cm di distanza dalla tua. Lui scende dall’auto comodamente dal suo lato libero e a te non resta che attendere il suo ritorno, oppure entrare attraverso il bagagliaio.
Paul Rice
Io quando parcheggio bado sempre a non recare disagi agli altri già parcheggiati e, a volte, sistemo l’auto appositamente male per limitare gli spazi ed evitare che qualche posteggiante della domenica mi impedisca poi di uscire con l'auto.
Se trovi l’auto rigata, normalmente, è stato uno che soffre di amnesie (nella fattispecie dimentica di lasciare il biglietto con il recapito per l’assicurazione).
Wild Rice
Figurati io. Quando andavo al parcheggio della COOP di Chivasso sopra il supermercato, da tremilioni di posti, parcheggiavo sempre in fondo all’angolo opposto all’entrata, proprio per non avere collionazzi vicini.
Ovviamente, trovavo a volte la signora Collionazzi che posteggiava vicino a me, possibilmente a 10 centimetri, ignorando gli altri duemilioninovecentomilanove- centonovantanove posti vuoti.
Nonno Abeffardo
La nonna invece parcheggia male senza nemmeno pensare al dopo o agli stronzi: lei ha una specie di dono, un talento innato.
Con lei sicuramente i comuni fanno CASSA e la Suprema Corte farà CASSAZIONE.
Nonna Abeffarda

LEZIONI DI ECONOMIA SPICCIOLA

L'economia spicciola, come dice la parola, è basata sul movimento degli spiccioli, e non di ingenti capitali.
Iniziamo spiegando che cos'è un investimento e come realizzarlo.
Per fare un buon investimento occorrono i mezzi: una automobile o una motocicletta vanno benissimo; con la bicicletta invece l'investimento è rischioso, perché se investi un pedone corpulento rischi di cadere e farti male.
L'investimento può essere a breve o a lungo termine . Dipende da quanta strada fai con il malcapitato sul cofano.
Non sempre investire conviene.
Se ad esempio un bimbominkia ti attraversa la strada incurante del semaforo rosso, senza alzare nemmeno un occhio dal suo cellulare, pensaci bene prima di decidere se l'investimento sia opportuno. Nemmeno il miglior esperto di economia può sapere se il bimbominkia diventerà un adultominkia, oppure un premio Nobel, per la scoperta del gene che trasmette la terribile Sindrome del Fesso Inconsapevole.
Non dimenticare che anche i tuoi pochi spiccioli per il Fisco sono appetibili, perciò, a volte, spendere tutto ciò che hai può rivelarsi la scelta migliore. Potresti così toglierti qualche sfizio, come l'acquisto di una prestigiosa Fiat 128 del 1973, o tenere in casa un'iguana, come animaletto da compagnia. In visite dal veterinario e mangime selezionato ti costerebbe una fortuna, ma almeno il fisco non ti potrebbe perseguitare.
A meno che il Ministero dell'Economia decida che l'iguana debba essere considerata un bene di lusso, come un cavallo o una barca.

SCIOPERI TROPPO INVASIVI? VIA AL SEMISCIOPERO
In Italia ogni scusa è buona per indire un nuovo sciopero. Ci si astiene dal lavoro continuamente, tanto che risulta difficile distinguere la fine di una manifestazione e l’inizio di un’altra, e la confusione regna sovrana; ci sono operai che iniziano lo sciopero per il rinnovo del contratto e, dopo giorni di cortei e conferenze, si rendono conto di trovarsi a loro insaputa alla contestazione per gli straordinari degli operatori telefonici.
Ogni sciopero che si rispetti porta enormi disagi ai lavoratori dei settori non direttamente coinvolti nella serrata e ai cittadini che subiscono le conseguenze della protesta.
Del resto lo sciopero per definizione, nasce con l’intento di mettere pressione al governo al fine di ottenere migliori condizioni lavorative.
L’Accademia dei Cinque Cereali, per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ha trovato il giusto compromesso per tutelare i diritti dei lavoratori e quelli della comunità.
Si tratterebbe semplicemente e banalmente di organizzare il semisciopero, ovvero uno sciopero a metà, in modo che i disagi siano contenuti.
Ad esempio, i ferrotranvieri potrebbero effettuare solo i viaggi di andata e non i ritorni, i metalmeccanici potrebbero eseguire i lavori a metà, gli addetti alla ristorazione potrebbero limitarsi a distribuire gli ingredienti ma non i piatti cucinati, e così via…
Gli unici ad avere difficoltà rimarrebbero gli operatori del settore trasporto aereo, che dovrebbero decollare, ma non atterrare e, come recita un antico adagio,

L’ESTATE STA FINENDO: ADOTTATE UNO PSICOTERAPEUTA
Dopo il grande successo estivo dell’iniziativa “Psicologo sotto l'ombrellone”, la stagione volge al termine e migliaia di studiosi della psiche hanno già visto rientrare i loro pazienti dalle spiagge.
La trovata ha prodotto ottimi risultati e dato l’opportunità agli psicologi di operare all’aria aperta, presso gli stabilimenti balneari, aiutando i turisti a scaricare lo stress accumulato durante l'anno lavorativo.
L’interessante iniziativa è stata accolta favorevolmente dai bagnanti, e hanno apprezzato l’aiuto di questi professionisti che, con il garbo richiesto dalla situazione, si limitavano ad ascoltare i loro sfoghi nel tentativo di alleviare le loro ansie.
Purtroppo non sono mancate le polemiche da parte degli operatori stagionali come baristi e parrucchiere, ormai deputati al ruolo consolidato di confidenti dei bagnanti in maniera del tutto gratuita. Hanno altresì mostrato il loro disappunto i vicini di ombrellone che abitualmente origliavano in maniera del tutto gratuita, senza pretendere un centesimo, estate dopo estate.
Gli psicologi itineranti si potevano distinguere facilmente dai venditori ambulanti poiché, invece di urlare “Cocco Bello”, richiamavano l’attenzione dei pazienti-bagnanti sussurrando le parole “Strizza Cervello”.
In poche località balneari del sud è ancora possibile fare gli ultimi tuffi e le ultime sedute psicanalitiche senza il rischio di prendersi una polmonite, ma ben presto gli psicologi ancora in servizio, giungeranno all’ultima spiaggia.
Sarà possibile adottarne uno, prenotando un ciclo di sedute presso il suo studio in città. Ma allo psicoterapeuta che sentirà la mancanza dei villeggianti non resterà che attendere dicembre, per proporre la versione “Psicologo sotto l’albero” durante le vacanze di Natale.


L’ESTATE STA FINENDO: ADOTTATE UNO PSICOTERAPEUTA
Dopo il grande successo estivo dell’iniziativa “Psicologo sotto l'ombrellone”, la stagione volge al termine e migliaia di studiosi della psiche hanno già visto rientrare i loro pazienti dalle spiagge.
La trovata ha prodotto ottimi risultati e dato l’opportunità agli psicologi di operare all’aria aperta, presso gli stabilimenti balneari, aiutando i turisti a scaricare lo stress accumulato durante l'anno lavorativo.
L’interessante iniziativa è stata accolta favorevolmente dai bagnanti, e hanno apprezzato l’aiuto di questi professionisti che, con il garbo richiesto dalla situazione, si limitavano ad ascoltare i loro sfoghi nel tentativo di alleviare le loro ansie.
Purtroppo non sono mancate le polemiche da parte degli operatori stagionali come baristi e parrucchiere, ormai deputati al ruolo consolidato di confidenti dei bagnanti in maniera del tutto gratuita. Hanno altresì mostrato il loro disappunto i vicini di ombrellone che abitualmente origliavano in maniera del tutto gratuita, senza pretendere un centesimo, estate dopo estate.
Gli psicologi itineranti si potevano distinguere facilmente dai venditori ambulanti poiché, invece di urlare “Cocco Bello”, richiamavano l’attenzione dei pazienti-bagnanti sussurrando le parole “Strizza Cervello”.
In poche località balneari del sud è ancora possibile fare gli ultimi tuffi e le ultime sedute psicanalitiche senza il rischio di prendersi una polmonite, ma ben presto gli psicologi ancora in servizio, giungeranno all’ultima spiaggia.
Sarà possibile adottarne uno, prenotando un ciclo di sedute presso il suo studio in città. Ma allo psicoterapeuta che sentirà la mancanza dei villeggianti non resterà che attendere dicembre, per proporre la versione “Psicologo sotto l’albero” durante le vacanze di Natale.


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